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La responsabilità di non chiudere gli occhi sul Sud

Francesco Delzio sabato 10 marzo 2018
Le corse ai Caf e ai Centri per l'Impiego di quei di cittadini che a Bari e a Palermo chiedono moduli per il reddito di cittadinanza sono episodi surreali o cabarettistici solo in apparenza, che non possono essere liquidati sbrigativamente come fenomeni di costume del profondo Sud. Rappresentano piuttosto la spia della complessità della condizione economica, sociale e psicologica del nostro Mezzogiorno, caratterizzata al tempo stesso da nobili sentimenti e pericolosi pregiudizi. Come la speranza di un cambiamento radicale delle politiche pubbliche, che ha portato a una mobilità del voto in direzione del Movimento 5 stelle senza precedenti nella storia, la profonda sfiducia verso il mercato del lavoro, la spasmodica attesa di nuove forme di assistenzialismo (meglio un pesce oggi che una canna da pesca domani) e la forte delusione verso le coalizioni di centrodestra e centrosinistra accusate d'aver abbandonato venti milioni di cittadini italiani, prima nelle politiche negli ultimi vent'anni e poi nelle proposte di quest'ultima campagna elettorale.
Di fronte ad un simile coacervo di convinzioni e di emozioni – alimentate dalla triste realtà economica di un'area che nei primi 15 anni del Duemila è cresciuta meno della metà della Grecia – le promesse economiche del M5s hanno fatto breccia con facilità. Dove non c'è lavoro è fisiologico cercare l'assistenza, dove non c'è più un sogno da condividere è umano accontentarsi di un bel film a occhi aperti. Tutto legittimo, tutto prevedibile (anche se non previsto). Ma non ci sarebbe nulla di peggio, in questo contesto psicologico, che scoprire che nulla di quanto promesso potrà essere realizzato o che – nonostante possano essere messe in campo azioni diverse per il suo rilancio – il Sud continuerà a essere trattato come il malato abbandonato a se stesso, perché le cure sarebbero troppo costose e troppo rischiose.
A quel punto il distacco tra politica e cittadini diventerebbe definitivo, probabilmente irrecuperabile. Anche perché il vittimismo nei confronti del Nord ricco e potente, alimentato negli ultimi anni da un filone letterario di successo che ha il suo alfiere in Pino Aprile, si trasformerebbe in un definitivo rifiuto dell'unità e dell'identità nazionale, l'unica che può (ancora) far risorgere il Mezzogiorno. E perché tutto questo creerebbe nuove praterie per la criminalità organizzata, che aspira storicamente a diventare il sistema di riferimento dell'organizzazione sociale quando lo Stato abdica al suo ruolo.
Come ha saggiamente ricordato il Presidente della Repubblica, dopo lo tsunami politico del voto è scoccata l'«ora della responsabilità». Questo monito, valido per il Paese intero, ha un significato "vitale" per il Sud. Dove la politica non può più permettersi di chiudere gli occhi.
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