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La nostra sofferenza, matrice e culla di futuro

Maria Romana De Gasperi sabato 30 maggio 2020
Coraggio, fantasia, generosità sono le cose inevitabili che questi giorni chiedono alla nostra vita. Allo stesso tempo dimenticare il timore del giorno dopo, e dare a ogni ora un valore importante quale prima non avremo mai immaginato. Quante volte, negli anni passati abbiamo gettato via ore considerate inutili, che oggi pagheremmo con l'interesse. Questo tempo nuovo che si offre pieno di progetti attira il nostro desiderio di riprendere a vivere, ma sul medesimo vassoio c'è un'ombra scura di incertezza. Mai come oggi il futuro si presenta incerto per chi non ha spirito d'inventiva, coraggio di scommettere, fantasia e la forza morale di cambiare il lavoro degli anni passati in qualcosa di nuovo, più adatto a questo tempo. Dobbiamo fare conto su questo tipo di umanità che ha saputo superare le disavventure i dolori e la perdita dei propri affetti conservando quella giovinezza che forse il viso non dimostra più, ma che ha trovato nell'animo quel vento che rinnova la vita. Difficile fare progetti nuovi, cambiare i macchinari di una fabbrica che aveva avuto anni di lavoro, ma la cosa più ricca dell'animo umano è quella fantasia munita di coraggio che rende il senso e la forza di vivere. È quella serenità, quella forza dello spirito che sa immaginare orizzonti nuovi, e sa costruire strade che porteranno a un futuro che oggi noi non sappiamo ancora vedere. È questa la forza dell'umanità che perde, grida nel dolore, ma alla fine vincerà anche su questo male comune e allora ci farà capire come le virtù e le disgrazie si distribuiscono su questa terra che è di tutti e di ognuno. Questa nostra casa meravigliosa che regala aria, sole, pioggia e vento, che dà la vita a verdi foreste, a deserti color del pane, a onde d'acqua che riflettono il cielo, ha bisogno delle nostre mani per vivere non solo per venire sfruttata e distrutta. Questo pianto di dolore che si leva da infiniti angoli della terra per ora cerchiamo di fermarlo, ma quando sarà finito dovrà diventare per noi un esempio di carità, una strada da non perdere per offrire la nostra mano a chi ne ha bisogno e finalmente la capacità di accettare che l'umanità ha gli stessi compiti e i medesimi diritti ovunque abbia trovato la vita. Non c'è mai stato movimento sociale o politico che abbia saputo offrire parità di diritti e di doveri più di qualche anno senza perdersi nel tempo. Forse questo dolore che sta facendo il giro del mondo ci aprirà la strada verso una pietà comune, senza confini di cultura o di ricchezza. Ci farà finalmente credere che l'umanità ha un'unica radice di carità come abbiamo visto in questi mesi di dolore e di bontà. Ci aiuterà a vedere negli altri il meglio del loro animo, a distinguere la pena della solitudine dal silenzio, a riconoscere quando il sorriso è solo la fine di un pianto che dà una serenità nuova.