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La Missa del fiammingo Ockeghem esplosione di spiritualità e musica

Andrea Milanesi domenica 6 gennaio 2008
I grandi maestri della polifonia fiamminga hanno apposto un esclusivo sigillo su quasi due secoli di storia della musica, custodendo gelosamente e tramandandosi i segreti e i fondamenti di una tradizione destinata a perpetuarsi per quasi due secoli; autori come Dufay, Josquin, Willaert, Lasso o Sweelinck hanno inaugurato una vera e propria scuola e disseminato di capolavori assoluti il firmamento della più raffinata arte del contrappunto, accompagnandone l'evoluzione dal tramonto del Medioevo lungo tutto il corso del Rinascimento fino agli albori del Barocco.
Esponente di spicco della seconda generazione di "maestri oltremontani" " come venivano chiamati in Italia i musicisti fiamminghi " Johannes Ockeghem (1425 ca.-1497) fu "maistre de la chappelle de chant" presso la corte reale francese e venne celebrato in vita dalle più autorevoli figure del panorama culturale contemporaneo; il suo genio creativo si è espresso con maggior evidenza nel repertorio di carattere religioso, divenuto per lungo tempo pietra di paragone e riferimento imprescindibile per chiunque si volesse dedicare alla composizione di opere sacre.
Dal suo vasto catalogo liturgico l'ensemble vocale Musica Nova diretto da Lucien Kandel ha scelto di registrare la Missa "Cuiusvis toni" (2 cd pubblicati da Aeon e distribuiti da Ducale), un'opera che, come suggerisce l'indicazione del titolo ("in qualsivoglia modo"), può essere cantata in ognuno dei quattro modi "autentici" in uso durante l'epoca rinascimentale (dorico, frigio, lidio e misolidio), opportunamente cambiando la combinazione delle chiavi in armatura e delle tonalità fondamentali. Una sorta di antesignana Arte della fuga di bachiana memoria, che per la prima volta in assoluto viene qui completamente ricostruita " alla luce di trattati medievali di teoria e pratica, notazione e solmisazione (l'antico solfeggio) " e riproposta nelle quattro diverse possibili esecuzioni alternative, dove tecnica compositiva, scrittura virtuosistica, esuberanza melodica e vivacità ritmica si coniugano con la dimensione più speculativa e cerebrale del pensiero musicale di Ockeghem, che ancora una volta dimostra una familiarità prodigiosa con la parola sacra e con il profondo senso di mistero che è chiamata a evocare.