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La medaglia d'oro dopo il trapianto

AA. VV. mercoledì 26 febbraio 2014
Sul gradino più alto del podio c'era già salito il giorno in cui era uscito dalla sala operatoria sano, salvo e rinnovato. I chirurghi avevano sostituito il suo malandato fegato con quello di un donatore. Prodigio della scienza e grandiosità dell'aritmetica proprietà commutativa applicata all'uomo. Alla fine il risultato non cambia: la vita. Che continua, si proclama e trionfa. E un trionfo doppio, anzi multiplo, è la medaglia d'oro che il cinquantenne modenese Mauro Righini ha conquistato nello slalom parallelo di sci durante i campionati mondiali dei trapiantati – dedicati cioè alle persone che hanno affrontano il trapianto di un organo – disputatisi a La Chapelle-d'Abondance, nell'Alta Savoia francese. Un risultato ottenuto anche grazie al progetto «Trapianto... e adesso sport», avviato a Modena quattro anni fa dal Centro trapianti di Modena e Medicina dello sport dell'Ausl. Obiettivo: aiutare chi ha dovuto sostenere un trapianto d'organo a tornare ad una vita pressoché normale. E lo sport in questo senso è la ricetta vincente. Per un trapiantato ancor più che per un sano. Chi ha vissuto l'esperienza di un trapianto conosce infatti il rischio di ritenersi un sopravvissuto e un semi-riabilitato. «Il risultato sportivo è importante – dice Mariella Martini, dg dell'Ausl di Modena, il cui progetto ha coinvolto 30 persone trapiantate: 14 di fegato e 16 di rene – perché dà valore e sintetizza in modo esemplare i frutti di un percorso pianificato per migliorare la qualità di vita dei pazienti». Ed è questa la vera e quotidiana medaglia d'oro.