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La fine del calcio Ai bambini è vietato giocare in strada

Massimiliano Castellani domenica 14 aprile 2024
Jorge Luis Borges,il Maradona degli scrittori sudamericani, ha scritto che «ogni qual volta un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio». Quella storia l’hanno scritta a caratteri d’oro fuoriclasse eterni come Pelè, Maradona, Ronaldo il “Fenomeno” e ai giorni nostri anche Cristiano e Messi. E questi moschettieri del football in comune hanno una cosa: sono dei campionissimi per il fatto di aver cominciato a giocare a calcio da bambini e il loro primo campo di gioco è stata per la strada. Se da noi certi fenomeni ultimamente non nascono più, siamo convinti che un po’ dipende anche dal fatto che non si cresce e si gioca più in strada. «Il mondo è diventato troppo pericoloso», dicono quei genitori ansiogeni che per strappare i propri figli dal pericolo della strada li mandano in tutte le scuole calcio possibili, dove il tasso di abbandono è ormai largamente superiore a quello di iscrizione. E quei pochi piccoli temerari che ancora provano a giocare a calcio negli spazi all’aperto spesso vanno incontro al cartellino rosso della pubblica ottusità. Il cuore Toro Massimo Gramellini dalle colonne del “Caffè”, la sua rubrica quotidiana sul Corriere della Sera, giovedì scorso riportava una lettera di una signora di Cernusco sul Naviglio (hinterland milanese) che denunciava il trattamento ricevuto da sei bambini che hanno osato tirare quattro calci a un pallone in un parco in cima alla strada in cui abitano. A sfrattarli da lì sono stati quegli adulti che non sopportano il rumore della ragazzaglia che insegue il pallone e che urla «gol!» anche senza il Var che ne accerti la regolarità. I sei ragazzini di Cernusco sono stati bollati come “irregolari”, in quanto c’è un cartello che vieta il gioco del calcio al parco. Ci sarebbe anche il divieto di portare lì i cani a fare i bisogni, ma come sottolinea Gramellini questo è un Paese in cui «tutti soffriamo di miopia selettiva e tendiamo a leggere solo i divieti che ci fanno comodo».
In quel
parco di Cernusco la Storia si è fermata, perché ai bambini non è permesso prendere a calci un pallone. E chi lo vieta sono quelle stesse autorità che poi organizzano convegni con tanto di esperti che si chiedono: perché i ragazzi di oggi non escono dalla loro cameretta per socializzare e giocare all’aperto? Rinchiudete piuttosto quella sporca dozzina di pseudoultrà del Crotone che lunedì, sulla spiaggia, armati di spranghe e bastoni hanno aggredito e ferito i calciatori del club calabrese (Lega Pro). Puniti per aver perso con il già retrocesso Brindisi. La Digos indaga sui colpevoli del vilissimo raid. Leao del Milan nell’autobiografia La mia vita tra calcio, musica e moda (Piemme) ha vissuto un’esperienza analoga quando era allo Sporting Lisbona. Uno degli aggressori, nonostante il cappuccio, Leao lo riconobbe e
per il trauma decise di andarsene. Purtroppo, andare via, è quello che stanno pensando anche i ragazzi del Crotone che non possono continuare a giocare e dare delle gioie a quelle stesse persone che sarebbero capaci anche di uccidere per una partita di pallone. © riproduzione riservata