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LA FACHIRA

Guido Oldani giovedì 15 settembre 2016
Era sempre l'amico biochimico a raccontarmi il seguente aneddoto. Nel pieno della seconda guerra mondiale, nella sua comunità scientifica, girò una notizia inquietantissima. Si diceva, infatti, che i tedeschi fossero riusciti a sintetizzare l'enzima che possiedono i tarli, per cui, le truppe naziste avrebbero potuto, con una semplice pillola, divorare intere foreste, senza più dover ricorrere ai rifornimenti. L'informazione si rivelò una bufala ma in non pochi suscitò parossistiche tachicardie. Settant'anni dopo e forse oltre, m'imbatto in una vicenda curiosa. C'è una bella ragazza che, a una certa ora del giorno e in una via sempre uguale, passa per la sua, forse, quotidiana camminata. Riceve sguardi e persino qualche complimento orale. È con un certo sgomento che la vedo girare ad angolo retto su una vietta pur centrale, accoccolarsi presso una motocicletta parcheggiata e, con rapidità e destrezza, svitare e togliere i coperchietti delle due ruote per poi infilarseli in bocca e trangugiarli con rapidità. Subito dopo, la giovane ritorna alla sua sfilata. In giorni diversi, l'operazione si ripete. Mi trovo di fronte, credo, ad un'avvenente fachira; non la seguo oltre, temendo di scoprire il peggio. Forse è la bellezza che ingaggia una lotta ambientale contro il mondo che c'è.