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La «difesa» del radicchio rosso di Treviso

Andrea Zaghi domenica 14 gennaio 2024
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utti in difesa del buon radicchio rosso di Treviso IGP, eccellenza agricola e agroalimentare non solo locale ma mondiale, tanto da essere – per alcuni – potenzialmente preda di imitatori senza scrupoli, capaci anche di arrivare a carpirne i segreti di coltivazione fin dentro le imprese locali. Accade a Treviso e nell’area di coltivazione severamente difesa dal Consorzio di tutela che ha chiuso le porte delle aziende ad una delegazione di produttori statunitensi. Gesto legittimo che ha tuttavia del clamoroso, che lascia qualche perplessità, ma che dice molto sugli effetti prodotti dalla concorrenza sleale e dai colpi bassi nei mercati agroalimentari. Certo, il Consorzio precisa: nulla da nascondere. Ma il presidente dello stesso al Corriere Ortofrutticolo dichiara come sia «molto controproducente e contrario a tutte le azioni di promozione e tutela dare know how a produttori fuori zona e soprattutto in zone dove si cerca di aprire da anni un mercato di commercializzazione». Porte chiuse, quindi, per, viene sottolineato, difendere storia e esperienza secolari. Oltre che, naturalmente, un buon giro d’affari. A metterci del suo, forse, c’è anche l’andamento non eccellente della campagna produttiva in corso. Ma il tema è generale e quello del radicchio l’ultimo esempio. La difesa (giusta) delle produzioni agroalimentari italiane è certamente apprezzabile e deve contrastare la serie di imitazioni che hanno dato vita nel tempo a quell’italian sounding che vale miliardi di euro. Prendendo spunto dal caso di Treviso, la Coldiretti locale ha sottolineato: «È purtroppo solo uno degli innumerevoli esempi in cui il Made in Italy agroalimentare viene imitato nel mondo in modo illecito, sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia». Tutto però deve essere calibrato e commisurato alla realtà. Non tutti poi sono dello stesso parere. Il presidente di un altro consorzio di tutela – quello del radicchio di Verona IGP -, pare abbia ricevuto nello scorso autunno un gruppo nutrito di agricoltori svizzeri e a proposito della scelta dei colleghi di Treviso ricorda che il messaggio che deve passare è che a vincere è soprattutto la qualità del prodotto «determinata da acqua, aria, terra e passione». Già, la terra e l’aria, l’acqua e la passione. È da questi elementi che deriva l’eccellenza agroalimentare. Che certamente è invidiata da moltissimi e malamente copiata da alcuni, ma che rimane patrimonio che non deve temere raffazzonate imitazioni in giro per il mondo. © riproduzione riservata