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La cultura risponde alle crisi di oggi?

Alfonso Berardinelli venerdì 8 ottobre 2021
Un brillante, informatissimo e veloce bilancio dei problemi dell'antropocene, della crisi climatica, della pandemia e di come la cultura ha saputo o non saputo rispondere a queste realtà, viene offerto da Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi nel loro libro Medusa. Storie della fine del mondo (per come lo conosciamo) (Produzioni Nero, pagine 172, euro 18,00). «Questo libro – premettono gli autori, – è una creatura strana. Nasce da una newsletter, Medusa – Storie della fine del mondo, che abbiamo iniziato qualche anno fa, scrivendo ogni due settimane di natura e società, letteratura e ambiente». Dal 2017 a oggi le cose sono molto cambiate nei fatti, nella percezione collettiva e politica, nell'informazione, nelle idee e nell'attenzione che gli scrittori e la letteratura hanno dedicato a fenomeni catastrofici. Esisteva da tempo, nella finzione narrativa e cinematografica, un'“estetica della fine” fantascientifica e fantasociale. Oggi le scienze della natura hanno conquistato un pubblico molto più ampio e gli scienziati hanno ridimensionato il tradizionale protagonismo pubblico di altri intellettuali, come scrittori e filosofi, ai quali in genere mancano sufficienti competenze per esprimersi autorevolmente su economia, ecologia e tecnologia. Tanto per fare un solo esempio, è il procedere per generalizzazioni e deduzioni lineari che ha portato in particolare i filosofi a improvvisare teorie complottiste come quella che ritiene la pandemia un'invenzione dello Stato, di ogni tipo di Stato, non importa se democratico o dittatoriale, che imporrebbe la vaccinazione come strumento di controllo totalitario sulla società. Sul controllo sociale tendenzialmente totalitario, la discussione resta aperta: ma molto più che le leggi, è piuttosto lo strapotere delle merci tecnologiche a dominare e controllare oggi coscienze e comportamenti. Non è il green pass, è il cellulare che ci controlla. Ma a nessun no-vax è venuto in mente di essere no-smartphone o no-plastica o no-autoincittà. Senza pensare che astenersi in massa da internet anche per un solo giorno sarebbe più clamoroso che cento dimostrazioni di piazza. In Medusa si parla di scrittori (Amitav Ghosh, Sklovskij, Paolo Volponi, Pasolini, Calvino, Dick, Ballard, Atwood), di saggisti (da Adorno e Warburg a Ernesto De Martino e Wittgenstein). Interessante poi una fondamentale precisazione: il termine antropocene fa pensare a guai creati dal genere umano genericamente inteso, ma più precisamente è l'economia capitalistica e il modo di vivere che impone a fare i danni maggiori.