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La crisiQualcosa non torna nel quadro bucolico della provincia italiana

Paolo Massobrio mercoledì 5 aprile 2017
Il mese di aprile, col sole, invoglia a pensare positivo, anche se le contraddizioni nel Paese aumentano con seguito di problemi irrisolti. Cosa diranno i leader impegnati con primarie e campagne elettorali lo staremo a vedere, ma la cronaca si sta infittendo di notizie inquiete. E se un giornale sabato titolava che le piccole città sono il luogo dove la vita è bella, grazie al verde che caccia lo stress e al ripopolamento dei centri intorno ai 10 mila abitanti, il giorno seguente, in qualsiasi giornale locale e nazionale, c'era la foto di un cinghiale che rovistava nell'immondizia di una piazza. Si stimano almeno un milione di cinghiali. Ma il problema non è solo quello, lo abbiamo scoperto nel passato week end girovagando per il Monferrato, dove più di una cascina ha subito furti ingenti. Pare ci sia una banda organizzata che ha già rubato quantità importanti di nocciole nelle Langhe, quindi bottiglie di vino nel Monferrato e quant'altro. Sono arrivati in 14, attrezzati di tutto punto, mentre il custode chiamava la pattuglia dei carabinieri che, dovendo coprire una vasta area, ha potuto soltanto prendere atto e poi andare altrove. Da un'altra indagine si evince che nel mirino dei malviventi ci sono bar e negozi, con una media di 14 rapine a mano armata al giorno. In un anno sono già 150 mila le nuove richieste per avere una pistola in casa. Insomma
qualcosa non torna nel quadro bucolico della provincia italiana, orfana di un'amministrazione di prossimità che una volta si occupava di strade, scuole, protezione civile. La verità è che la provincia produttiva italiana è fortemente mortificata, lo si è visto anche sulla vicenda del terremoto in Centro Italia, dove la burocrazia mette i bastoni fra le ruote alla necessità di intervenire tempestivamente. Ci stiano incartando, senza pensare che tutto questo va ad inficiare l'economia del Paese, la sua agricoltura, il commercio, la struttura capillare basata sui Comuni. E se 30 anni fa c'erano i partiti radicati nei territori, che avevano punti di riferimento certi cui far arrivare segnali, oggi anche questo sembra venuto meno. Ho visto imprenditori increduli di tanto abbandono e contadini che mai avevano vissuto una minaccia importante, ambientale e sociale, sulla loro stessa attività. La rincorsa a smantellare il sistema dei corpi intermedi sta producendo solo dei vuoti, che a loro volta producono la distruzione di un sistema sociale funzionante per 60 anni.
Come sempre non si intravede una strategia, neppure sappiamo se gli amministratori centrali o aspiranti tali abbiamo la percezione di quel che accade. E delle due l'una: o si ha un obiettivo di costruzione (che non è lo smantellamento di tutto), oppure si amministra il giorno per giorno. Che non può durare a lungo.