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La crisi va anche in macchina

Vittorio Spinelli sabato 7 febbraio 2004
Una crescita lenta, quasi inesistente, anzi una diminuzione. Il segno, però, di quanto anche "l'indotto agricolo" soffra della crisi che investe i campi e le stalle italiane. L'ultimo dato che conferma la situazione, è quello relativo alle immatricolazioni di macchine agricole, che hanno chiuso il 2003 in flessione. Accanto, distanti ma non troppo, altri problemi - il futuro della politica agricola comune oppure di specifici settori come quello del tabacco - scalfiti ma non risolti da poche boccate d'ossigeno come il rifinanziamento del meccanismo del credito d'imposta. Secondo l'Unacoma (l'Unione dei costruttori di macchine agricole), il mercato delle macchine agricole del 2003 si è chiuso con un totale di 29.617 immatricolazioni, corrispondenti ad una flessione di appena 1,6 punti percentuali sul 2002. Poteva andare molto peggio. Colpa, secondo l'Unacoma, del calo delle produzioni e quindi dei redditi agricoli, causato dalla lunga siccità estiva. Un fenomeno che «ha avuto riflessi sul mercato della meccanizzazione, che nel mese di settembre segnava -3,5% per le trattrici, -20,8% per le mietitrebbiatrici, -7,5% per le motoagricole e -9,6% per i rimorchi». Poi qualcosa si è risollevato. Ma che i problemi vi siano stati
lo indica il tracollo delle mietitrebbiatrici, scese quasi del 25%. E le previsioni complessive (comprese quindi le macchine senza targa), parlano di calo tra il 2 e il intorno al 5%. Insomma, se i campi hanno il fiato corto, le industrie che vivono attorno ad essi non stanno meglio. Intanto, fosche nubi si accumulano su alcuni comparti. Basta pensare al tabacco. Un settore delicato per la nostra agricoltura, che rappresenta circa 100mila posti di lavoro e tutela di vasti territorio e che sembra essere in pericolo per il taglio di aiuti (324 milioni di euro per l'Italia) che l'Ue vorrebbe mettere in atto. Tanto da spingere Gianni Alemanno, ministro delle Politiche Agricole, ad un vero e proprio "pellegrinaggio" fra le capitali europee per convincerle a cambiare rotta. Un conto è - viene detto dagli ambienti del ministero - ridurre i problemi del tabagismo, un altro adottare misure che minacciano posti di lavoro e non farebbero altro che aumentare le importazioni di materia prima. E' quindi sempre attuale la cautela con cui le organizzazioni agricole italiane prendono ogni mossa di Bruxelles, anche se, talvolta, questa viene più ispirata dal campanilismo che dallo spirito europeo. Ed è sempre giusto insistere - come ha fatto recentemente Augusto Bocchini, al vertice di Confagricoltura - sul fatto che l'Europa allargata ad Est dovrà conservare una sua ben definita politica agricola. Politica che, d'altra parte, dovrà ancora per molto fare i conti con i Governi nazionali. Che, nel frattempo, fanno quello che possono come, per esempio, erogare 175 milioni di euro per attivare anche per il 2004 il credito d'imposta per le aziende agricole. Un'azione - ha sottolineato Alemanno annunciandola - che deve servire a tutti gli imprenditori. Speriamo che abbia ragione.