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La crisi adesso mangia le pesche

Andrea Zaghi sabato 15 agosto 2009
Per le pesche e le nettarine è crisi nera: i prezzi sono ormai scesi sotto i costi di produzione. Si tratta di una situazione ormai pesante, tanto da aver provocato la mobilitazione di tutti i produttori europei del comparto. Soprattutto perché " ed è il dato più preoccupante " i prezzi bassi non sono provocati da una eccesso di produzione. Ma quali sono i numeri che fanno capire il problema? Prima di tutto il livello produttivo. Quest'anno, la produzione italiana si è attestata su livelli medi, simili al 2007 e al di sotto del biennio 2004-2005 (in cui la crisi si era già fatta sentire). A livello europeo la produzione di pesche e nettarine è risultata solo del 2% in più rispetto alla media degli anni più recenti. La conclusione è semplice: i dati di offerta non lasciano spazio a particolari problematiche di mercato dovute ad eccedenze produttive. Nonostante questo, i prezzi pagati al produttore sono andati sotto i costi di produzione, scendendo su valori inferiori ai 20 centesimi/kg in alcune settimane. E non basta, perché se si guarda alle quotazioni delle pesche in partenza per l'estero rilevati dal Csi (il Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara), queste ad inizio campagna avevano raggiunto i livelli del 2007 (circa 0,90 euro/kg), per poi immediatamente scendere attorno a 0,65 euro/kg, quotazione simile a quella degli anni di crisi 2004-2005, quelli di crisi appunto. Un percorso simile hanno fatto i prezzi delle nettarine. Che la crisi sia davvero importante, lo dimostra poi un fatto mai accaduto: a Parigi la riunione di agosto del cosiddetto «Gruppo di contatto pesche e nettarine» del Comitato Misto Spagna-Francia (organismo istituito ormai da molti anni tra i due Paesi e formato dai rappresentanti di tutta la filiera) è stata allargata alla partecipazione italiana (con i rappresentanti di Fedagri-Confcooperative e del Cso). Obiettivo dell'incontro, quello di trovare vie d'uscita a una situazione che minaccia di aggravarsi e che metterà in ginocchio tutta Europa.
Dall'analisi del settore sono emersi alcuni primi punti chiari. La crisi economica internazionale (tutt'altro che sopita), ha danneggiato le esportazioni di Paesi come la Spagna e l'Italia. Peserebbe poi, secondo quanto reso noto da Fedagri-Confcooperative, l'influenza delle politiche commerciali praticate dalla distribuzione sui principali mercati di sbocco europei, dominati da pochi soggetti in concorrenza tra loro. È da questo esame che è emersa l'esigenza di una verifica dell'Organizzazione comune di mercato, ma anche la richiesta di maggiori sostegni alla garanzia del credito all'esportazione (soprattutto per le vendite nell'Est Europa), oltre che la necessità di tenere conto, nelle politiche di mercato, delle forte deperibilità del prodotto che fra l'altro è presente solo in 4 Paesi. Drammaticamente, infine, è emersa l'idea di eliminare dai mercati una certa quota di prodotto: lo spettro delle ruspe che schiacciano tonnellate di frutti maturi si ripresenta così all'orizzonte dei mercati agricoli europei.