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La cooperazione macina e fa volare l'agroalimentare

Andrea Zaghi domenica 25 ottobre 2015
La cooperazione agricola macina risultati positivi e spinge in alto il comparto agroalimentare. Quando poi singoli consorzi cooperativi riescono a superare un miliardo di euro di giro d'affari, salvare dall'oblio marchi storici del buon mangiare italiano, dare occupazione e crescere all'estero, allora agricoltura e cooperazione non solo vanno a braccetto, ma sono d'esempio per tutti. È il caso di Conserve Italia, colosso cooperativo agricolo tutto italiano, che ha appena confermato il suo Presidente, Maurizio Gardini, ma soprattutto chiuso un bilancio di esercizio 2014-2015 con numeri di tutto rispetto che potrebbero fare l'invidia dimoltissime industrie. Stando ai numeri di bilancio, quindi, Conserve Italia ha raggiunto un fatturato aggregato di 1.012 milioni di euro. Il 40% del quale ottenuto all'estero. A fare la parte del leone la capofila che da sola ha aumentato le esportazioni del 10% e che è riuscita a "rimpatriare" una serie di lavorazioni che prima venivano fatte oltre confine (in Francia per esempio), e che adesso vengono svolte utilizzando materie prime dei soci e manodopera degli stabilimenti italiani. Niente a che vedere con il vecchio campanilismo, ma solamente il risultato di strategie di produzione e marketing che puntano a fare economie e ad acquisire nuove quote di mercato. Facendo leva, fra l'altro, su alcuni dei marchi storici del gruppo come Cirio, ma anche Valfrutta e Yoga che all'estero vanno alla grande e che vengono spinti, per quanto riguarda Cirio, anche da importanti accordi distributivi siglati in ricchi mercati come Regno Unito, Germania, Usa e Giappone. Dietro, ovviamente, robusti investimenti che nell'esercizio appena chiuso sono arrivati a 40 milioni di euro. Strategia e capacità produttiva, dunque, che si rivelano però nei numeri più di dettaglio. Attualmente i produttori soci della cooperativa sono 14mila, mentre sono 575mila le tonnellate di materia prima lavorate in 12 stabilimenti (di cui 9 in Italia), che occupano complessivamente tremila persone. Numeri da grande industria, quindi, che nascono però nella più pura pianura bolognese e che pare non abbiano distratto molto i cooperatori presenti all'assemblea di qualche giorno fa che, oltre a Presidente e bilancio, ha stabilito cosa fare in futuro:crescere ancora all'estero ma anche in Italia, allacciare altre collaborazioni per la distribuzione soprattutto con le grani catene, farsi conoscere ancora di più.Insomma, lì d'attorno c'è la Ferrari che si quota in Borsa (all'estero), ma anche chi in Borsa non ci va e però all'estero manda succhi di frutta, pomodorini pelati, fagiolini e piselli e un sacco di altri prodotti non necessariamente rossi.