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L'orto biologico perde terreno

Andrea Zaghi sabato 12 settembre 2009
L'agricoltura biologica in Italia perde terreno e i produttori attaccano. Può essere questo il senso della cronaca degli ultimi giorni di un comparto che ha vissuto anni di successo e che adesso vive un momento di regressione. I numeri però parlano chiaro, mentre c'è chi ha iniziato ad alzare i toni del dibattito.
Stano alle ultime elaborazioni della Coldiretti " diffuse nel corso dell'edizione 2009 del Sana, la più importante manifestazione italiana del settore " per la prima volta l'Italia ha perso il primato europeo nella produzione biologica a favore della Spagna. La superficie nazionale coltivata nel 2008 ha subito una riduzione di circa il 12,8% (arrivando a poco più di un milione di ettari), mentre il numero di produttori è calato del 2,6% (attualmente sono 42mila), nonostante l'aumento nei consumi del 5,4% per i prodotti bio confezionati, sulla base dei dati Ismea/Sinab.
Oggi il mercato nazionale dei prodotti alimentari biologici è stimato tra i 2,8 e i 3 miliardi di euro, con circa 1,8 miliardi di vendite al dettaglio in negozi specializzati, supermercati, vendite dirette delle aziende, consegne a domicilio e gruppi d'acquisto. E crescono non solo i consumi in famiglia, ma anche quelli negli agriturismi e nei ristoranti, oltre che nelle mense.
Eppure la crisi è reale e, stando all'analisi dell'organizzazione agricola, le cause di questo tracollo sono chiare. La situazione sarebbe determinata «dall'effetto delle importazioni extracomunitarie di biologico che sono triplicate negli ultimi due anni e vengono spesso spacciate come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare la reale origine in etichetta». Un fatto inquietante, anche perché la maggioranza degli arrivi avviene senza particolari controlli in loco ma solo sui documenti che attestano la "biologicità" e sanità del prodotto.
Ma una delle associazioni storiche dei produttori "biologici" aggiunge anche dell'altro. Andrea Ferrante " presidente di Aiab (l'Associazione italiana agricoltura biologica) " ha
infatti puntato il dito sui Piani di sviluppo rurale (Psr) delle Regioni, «che non hanno svolto la loro funzione di sostegno per coloro che avessero voluto convertire le loro aziende in agricoltura biologica». E non solo, perché per Ferrante c'è anche dell'altro. «Il bio si è trasformato da un prodotto di nicchia a un prodotto di largo consumo. A cui tutti possono accedere», ha spiegato l'esponente dell'Aiab; ma questa evoluzione
sembrerebbe aver colto di sorpresa la politica agricola e commerciale italiana. E ha innervosito gli stessi produttori, tanto da far definire a Ferrante il Sana come una «piccola fiera di paese» e aggiungere che «l'Italia non ha attualmente una manifestazione fieristica di riferimento a livello internazionale per l'agricoltura biologica». Prima che sia troppo tardi però, dalle polemiche è necessario passare alla ricerca delle politiche da adottare per un comparto che vale ancora molto per l'Italia.