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L'omaggio di Bradbury a Thomas Wolfe

Goffredo Fofi venerdì 16 aprile 2021
Trovo su una bancarella dell'usato un vecchio Urania del 1977, Molto dopo mezzanotte, una raccolta di racconti di Ray Bradbury, un grande nel genere anche se a volte di un umanesimo troppo sentimentale: Fahrenheit 451. E corro a leggere, incuriosito dal titolo, il racconto Angelo, guarda il futuro. Non mi sbaglio, è la risposta a un classico della letteratura e del teatro Usa, Angelo, guarda il passato di Thomas Wolfe, uno scrittore di cui mi innamorai vedendone l'adattamento teatrale un secolo fa all'Eliseo di Roma, regia di Luchino Visconti e con una formidabile Lilla Brignone che alla fine del secondo atto distruggeva furiosamente con un bastone un bel pezzo della scena. Thomas Wolfe, un gigante di due metri e più di altezza, fu uno scrittore famoso negli anni Venti e Trenta, una sorta di Proust americano che raccontò in più libri una storia della sua famiglia, tre generazioni di meridionali. Lo si disse grande o più di Hemingway e di Fitzgerald e degno del Nobel, ma problematico perché torrenziale. Fu scoperto da Maxwell Perkins, che ridusse O lost a dimensioni accettabili (lo si legga tradotto dalle valenti Baiocchi e Tagliavini per Elliott), portandolo al successo ma detestato dall'autore per tutti quei tagli. Lo pubblicava Mondadori in grossi e apprezzati volumi: La ragnatela e la roccia, Il fiume e il tempo, Dalla morte al mattino, Non puoi tornare a casa... Una saga, a suo modo, ma di grande sincerità e retta dalla smisurata ambizione di non perdere niente della propria storia, e in definitiva della Storia di tutta una società, un'epoca, una cultura. Un grande scrittore, certamente, anche se Perkins, da ottimo editor, aveva le sue ragioni nel ridurne i romanzi a dimensioni accettabili per un pubblico e per una critica frettolosi, sconcertati dai monumenti letterari. Bradbury immaginò un supermiliardario che finanzia viaggi nello spazio ma che amerebbe trovare uno scrittore in grado di raccontarlo, lo spazio, e secondo lui l'unico che avrebbe potuto farlo sarebbe stato Wolfe, che però è morto di tubercolosi nel 1938. Manda allora un emissario indietro nel tempo, prima che Wolfe morisse, e spedisce Wolfe nello spazio, a raccontare e drescrivere l'indescrivibile. Angelo, guarda il futuro è l'omaggio di uno scrittore di genere a uno scrittore come ne nascono di rado! Furono fans di Wolfe, anche Jack Kerouac, anche Philip Roth, e tanti, tanti altri.