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L'oculatezza paga E l'Italia dà l'esempio

Italo Cucci venerdì 3 maggio 2013
Adare ascolto ai lamenti dei media che quotidianamente descrivono la situazione del nostro calcio in termini drammatici viene il legittimo sospetto che Abete e Beretta - rispettivamente presidenti della Federcalcio e della Lega - abbiano affidato a Enrico Letta un incarico delicatissimo: farsi spiegare dalla collega Angela Merkel, una volta esauriti i temi fondamentali del summit italo-germanico, il segreto del boom del calcio teutonico che vedrà in finale di Champions il Bayern e il Borussia. Così fosse, non escludo confronti in chiave pallonara anche con Hollande e Rajoy, toccati da identica crisi in Francia e Spagna (per non dire dell'Inghilterra, i cui club miliardari sono spariti anzitempo dall'Europa lasciando solo il Chelsea nella coppa minore). Se il premier fosse stato ancora Berlusconi, questa ipotesi non sarebbe poi così fantasiosa: a due battute sul pallone non avrebbe rinunciato. E in ogni caso - uscendo dal paradosso - credo che una seria analisi dovrebbe partire proprio dal Milan, club che ha affrontato la crisi economica in termini esemplari. Quando l'estate scorsa i rossoneri hanno rinunciato a Ibrahimovic e Thiago Silva ho plaudito alla concretezza di un progetto che mirava alla salute - poi raggiunta - del bilancio. El Shaarawy e Balotelli hanno poi firmato la resurrezione in corso. Lo stesso dissi della cessione di Lavezzi da parte del Napoli - altro club che si distingue per benessere -, della svolta “verde” dell'Inter - bisognosa invece di un risanamento - e della linea economica della Fiorentina, costruita (benissimo) senza far follìe nonostante il suo patron Diego Della Valle sia straricco. Con l'aria che tira nel Bel Paese imbruttito dalla crisi economica, che un buon esempio di oculatezza venisse dal calcio dominato in passato dai Ricchi Scemi m'era parso quasi un miracolo: una buona classifica in chiave tecnica e un bilancio sano meritano uno scudetto speciale. E bene farà la Juventus a guardare alla salute della cassa, rinunciando al costosissimo Ibra e ad altre follìe. Il discorso si estende al resto della (poco) allegra compagnia che tuttavia s'è allineata alle scelte virtuose delle squadre leader: pochi ci avranno fatto caso, ma proprio le squadre “risparmiose” si stanno giocando il posto in Champions mentre la bella e ricca e saggia Udinese contende a Roma, Lazio e Inter un posto in Europa League. Sento parlare di dolori da ranking Uefa, di Portogallo e Turchia temibili concorrenti, di sceicchi qatarini e satrapi kazaki; non sento più parlare, invece, di Fair Play Finanziario. Si addormentò Omero, forse dorme anche Platini. Ma l'Italia è sveglia, ha un campionato emozionante che terrà alta la passione fino all'ultimo minuto. Tutto il resto è insostenibile leggerezza dei media che - lasciatemelo dire - se la passano peggio che in Germania, Spagna, Francia, Inghilterra, Portogallo e Turchia. Ma non ne parlano.