Rubriche

L'Occidente e i valori dei fondatori dell'Ue

Salvatore Mazza sabato 24 settembre 2022
Per molti anni, a cavallo tra il XX e questo XXI secolo che stiamo vivendo, ci fu un gran parlare sulle radici cristiane dell'Europa. C'è da dubitare che le parole in proposito (che sono tutto fuorché "confessionali") di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e, oggi, di Francesco siano mai state realmente capite, visto che la gran parte del dibattito continua a viaggiare sulla contrapposta polemica tra improbabili paladini della cristianità e pervicaci campioni di laicismo, sulla trincea ideologica dei diritti individuali assunti come assoluti, e che hanno messo in un angolo i diritti umani. Ma se c'è un momento in cui una seria riflessione sull'Europa andrebbe fatta è questo. Con una guerra sempre più minacciosa che bussa alle porta, anzi che è già dentro casa, e alla vigilia di un inverno durissimo, servirebbero una coesione e un orientamento che non solo neanche si intravedono all'orizzonte, ma che ogni giorno vengono erosi da un populismo sempre più accattivante. Come a dire: «Pensiamo ai nostri interessi che ne usciamo».
Una riflessione che finirebbe inevitabilmente per coinvolgere tutto l'Occidente, visto il ruolo che il Vecchio continente ha avuto a ogni livello nel costruirne l'impalcatura. Nel bene e anche, purtroppo, nel male. E sembra che il male, oggi, prevalga. Sul volo di ritorno dal Kazakistan, durante il consueto botta e risposta di Papa Francesco con i giornalisti al seguito, il francese Louop Besmond de Senneville ha chiesto a Bergoglio se consideri «che l'Occidente sia in uno stato di "perdizione", minacciato dalla perdita dei suoi valori», in particolare riguardo «al dibattito che c'è in alcuni Paesi sull'eutanasia, sul fine vita, che c'è stato in Italia, ma anche in Francia e in Belgio». La risposta del Papa è andata oltre l'oggetto del quesito: «È vero che l'Occidente in questo momento non è al livello più alto di esemplarità – ha detto – Non è un bambino di prima comunione, ha preso strade sbagliate. Pensiamo ad esempio all'ingiustizia sociale. Alcuni paesi derubati della giustizia. Penso al mio continente l'America latina, pensiamo al Mediterraneo che è il cimitero più grande dell'umanità».
«Cosa ha perso l'Occidente che non accoglie quando ha bisogno di gente? Quando si pensa all'inverno demografico che abbiamo, ci sono paesi vuoti, di soli anziani. Perché – ha insistito Francesco – non fare una politica che inserisca i migranti? Integrare è importante. C'è la mancanza di capire questi valori da parte dell'Occidente che pure ha vissuto questa esperienza. L'immigrazione va considerata sul serio perché fa alzare il valore dell'Occidente. Al contrario con questo inverno demografico dove andiamo? L'Occidente è un po' in decadenza in questo momento. Ma pensiamo a Adenauer, De Gasperi, Schumann... ci sono dei grandi ma non riescono a portare oggi avanti la società. L'Occidente ha bisogno di parlare, di rispettarsi. C'è poi il pericolo dei populismi, stiamo vedendo alcune cose, come nascono. Ho menzionato qualche volta quel libro di Ginzburg, Sindrome 1933, lì c'è come è nato il populismo in Germania dopo la caduta di Weimar. I populismi nascono così, nascono quando c'è un livello come oggi e qualcuno promette un messia. Noi occidentali non siamo nel più alto livello per aiutare altri popoli, dobbiamo riprendere i valori dei grandi padri che hanno fondato l'Unione Europea. L'eutanasia? Non è umano, punto. Se tu uccidi con motivazioni, sì, alla fine ucciderai di più. Uccidere lasciamolo alle bestie». È su questo che bisogna riflettere.