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L'intelligenza sottile dei pallonari

Italo Cucci venerdì 21 agosto 2009
Della baruffa agostana fra José Mourinho e Marcello Lippi trattengo una sola battuta rivelatrice. «Mi sembrava intelligente», ha risposto piccato il ct allo Specialone che l'aveva pesantemente redarguito per avere pronosticato Juve-scudetto.
Non la uso contro Mourinho, che sta solo cercando (alla maniera dell'antico Mago) spazi di eroismo dialettico: mi serve, piuttosto, per fotografare l'intero calcio italiano. A cominciare dallo stesso Lippi che una mattina, a Coverciano, durante un'assemblea degli allenatori italiani, prese le difese del collega portoghese al quale avevo rimproverato (da critico potevo farlo, come ha precisato Mourinho) di considerare il calcio italiano inferiore a quello inglese e spagnolo. Credevo Lippi più "intelligente", e invece andava a collocarsi nella lunga lista dei disfattisti.
L'episodio m'è tornato in mente in questi giorni di patetica vigilia del campionato che per me - testimone di altre cinquanta avventure del genere in Italia e chissà quante nel mondo - resta comunque il "più bello del mondo". Per qualità tecnica (sostenuta da raffinatissima disputa tattica), agonistica, spettacolare e sociale. I predicatori della vigilia son tutti dediti a sermoni sulla povertà del nostro calcio che si è mangiato tutti i suoi averi in discutibili affari di mercato e sciagurata distribuzione di ingaggi. E io li ricordo quando, una decina d'anni fa, gli contestai - erano critici, politici, imprenditori, anche un alto papavero della Borsa - la trasformazione delle società in SpA, l'accesso delle società calcistiche al listino, la dipendenza assoluta dalle iniezioni di denaro di Sky che sarebbero finite come - in passato - quelle del Coni, della Rai, degli Sponsor: nel nulla, in bilanci in rosso.
Ricordo quando dissi che Cragnotti mi era parso più "intelligente" di quello che, parlando degli appassionati laziali, li definì non più tifosi ma Clienti; e quando affermai che il Berlusconismo avrebbe indebitato il calcio e il Cavaliere, spiritoso, mi rispose che in realtà si trattava di Berlusconesimo, come dire una missione, e adesso gli sento dire che gli ingaggi dei pedatori sono scandalosi e "fuori dalla realtà".
Potrei fare un lunghissimo elenco di "intelligenti prima" e "sciocchi dopo", semplicemente mettendo insieme - come faceva Marco Travaglio ai primissimi tempi delle sue puntigliose ricerche sullo scemenziario del calcio, vent'anni fa - le parole e gli scritti del Prima e del Dopo. Ma non ho tempo né voglia di ravanare nei terreni del passato, né di fare approfondite ricerche sul quoziente d'intelligenza del calcio che in realtà non è mai stato troppo alto. Mi preme solo affermare, mettendomi come sempre dalla parte del popolo pallonaro, che il calcio inglese e spagnolo - il primo bisognoso di tecnici nostrani come Capello, Zola e Ancelotti per darsi una qualità tecnica effettiva e non solo muscolare, il secondo dedito ad approvvigionarsi di "italiani" come Kakà e Ibrahimovic per abbellire il contropiede italico finalmente importato - non ci faranno un baffo. Parlo di campionato. Se poi Mourinho, invece di blablaggiare, vincerà per l'Inter la Coppa Campioni, saremo finalmente tutti un po' più intelligenti. Me compreso.