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L'industria dei prodotti freschi

Andrea Zaghi sabato 22 ottobre 2011
L'industria alimentare italiana è ai primi posti nella produzione della cosiddetta quarta gamma, cioè di prodotti freschi confezionati e già pronti all'uso. È un dato importante, che arriva dall'edizione 2011 di Cibus Tec di Parma e che deve far pensare, soprattutto se confrontato con la difficile situazione con cui si misura la produzione agricola alle prese, fra l'altro, con le trattative per il rinnovo della Politica agricola comune (Pac).
I dati parlano chiaro. Una ricerca sulla quarta gamma, presentata da Dario Casati del Dipartimento di Economia e Politica Agraria dell'Università di Milano – dice che i consumi di questi prodotti mostrano una crescita continua negli ultimi anni, e che nei primi 7 mesi del 2011 hanno fatto segnare un +8%. Si tratta di prodotti che pochi anni fa erano percepiti come «di nicchia», o riservati a chi vive da solo, e che oggi invece sono popolari e sempre più graditi ai consumatori. Questa crescita è stata anche favorita dallo sviluppo tecnologico del settore, che ha contribuito ad abbassare i prezzi, e dalla crescita dei prodotti a marchio privato delle catene dei supermercati, anch'essi orientati ad un prezzo sempre più conveniente. Che questi mercati siano il futuro dell'agroalimentare è ancora difficile dirlo; certamente però, mettono in gioco la capacità della produzione agricola e della trasformazione industriale di "fare sistema", cioè semplicemente di intavolare accordi, realizzarli, aumentare la produzione e le quote di mercato. Si tratta di un traguardo che è possibile raggiungere (e che molto spesso è già stato raggiunto), anche se comporta un salto di qualità che può essere difficoltoso compiere in maniera efficace. Ci sono di mezzo la capacità di produrre secondo determinati vincoli, le potenzialità della logistica e dei servizi. L'obiettivo è quello di mantenere intatte le caratteristiche del prodotto fresco, creare servizio per il cliente, razionalizzare scorte, magazzini e trasporti.
Tutte cose non facili per l'agricoltura, che deve fronteggiare intanto il rischio di perdere per effetto della nuova Pac qualcosa come 285 milioni di euro circa. Un'eventualità che spaventa un po' tutti e che proprio a Parma è stata stigmatizzata da Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che ha lanciato l'allarme sulla confusione fatta sulle nuove politiche agricole ma ha soprattutto chiesto di fare proposte e di lavorare uniti per evitare tagli ingenti. L'agricoltura, dunque, si deve sempre di più confrontare con orizzonti diversi dal passato. E con numeri del presente che non sono tranquillizzanti. Secondo Unioncamere, per esempio, sono scomparse nel giro di tre mesi (da luglio a settembre), circa duemila imprese. Mentre l'Ismea ha fatto rilevare a settembre un calo mensile dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli dell'1,1%. Certo, su base annua la tendenza è ancora più che positiva, ma la sensazione che vi sia stata una battuta d'arresto c'è tutta.