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L'impegnoSolo con l'integrità morale si eviteranno futuri scandali monetari

Andrea Giacobino domenica 26 giugno 2016
Irecenti scandali bancari hanno minato severamente la fiducia dei cittadini verso gli intermediari, le istituzioni del settore finanziario e lo stesso governo. Tutti i soggetti coinvolti si sono rimpallate le responsabilità, affermando nel contempo la propria correttezza nell'adempiere ai doveri che le norme ed i regolamenti prescrivono. Ad esempio, Giuseppe Vegas, presidente della Consob, nel suo recente discorso al mercato finanziario, ha sostenuto la irreprensibilità delle attività dell'authority affermando che i prospetti dei titoli subordinati delle banche fallite «sono stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo» e che «hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche», specificando anche il rischio di «perdere l'intero capitale investito». Di ciò, non vi è alcuna ragione per dubitare.Tuttavia sarebbe opportuna una riflessione più ampia sul rapporto tra legalità e moralità dei comportamenti laddove non necessariamente ciò che è legale è, implicitamente, anche morale. Infatti chiunque afferma, o semplicemente sottintende, che tutto ciò che è legale è anche morale, molto probabilmente si sta servendo di una razionalizzazione mentale che in qualche modo viene utilizzata per perseguire propri interessi. Quando questa idea viene proposta o utilizzata nel settore privato è molto probabile che ciò serva a giustificare decisioni e comportamenti vantaggiosi per sé, che però possono essere immorali, anche se non sono vietati dalla legge. Mentre quando viene proposta dalle istituzioni pubbliche è molto probabile che ciò sia finalizzato ad evitare l'impegno ed il lavoro per identificare quali siano i comportamenti immorali, come si originano e, soprattutto, come si dovrebbe e potrebbe arginarli.Così ci si accontenta di produrre nuove leggi e regolamenti per stabilire standard minimi di comportamento, tralasciando l'intera gamma di obblighi etici delle organizzazioni e degli individui che sono particolarmente responsabili per generare e sostenere la fiducia del pubblico. In questa maniera il sistema spinge ed incentiva a comportamenti morali "mediocri", che rispettano solo gli standard sociali minimi accettabili ma non ciò che è giusto fare per le persone ed il bene comune. Sarebbe quindi opportuno riflettere su come sia possibile sviluppare una cultura che consenta di interpretare e valutare i comportamenti delle organizzazioni e degli individui in una prospettiva morale e non solo legale.A questo proposito, una novità rilevante viene proposta dall'Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano che, in collaborazione con l'Uni - l'Ente nazionale italiano di unificazione, ha pubblicato recentemente un documento, una "prassi di riferimento" attualmente in fase di consultazione pubblica, dal titolo «Sviluppo della cultura dell'integrità degli individui - Indirizzi applicativi». Il documento fornisce ad ogni tipo di organizzazione le linee guida per lo sviluppo della cultura della integrità e del ragionamento morale degli individui ad essa appartenenti, attraverso processi e strumenti per la progettazione, l'implementazione e la gestione di un modello funzionale alla cultura dell'integrità. Certamente un segnale significativo di un cambiamento possibile.