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L’immoralità saudita è pari all’avidità di CR7 e Messi

Massimiliano Castellani sabato 14 gennaio 2023
Alla vigilia di Qatar 2022, sul

Fatto Quotidiano, la memoria di cuoio Paolo Ziliani, tratteggiava un ritratto di Cristiano Ronaldo che già nel titolo assumeva il seguente profilo: «Il più grande fuoriclasse in avidità, individualismo ed egocentrismo». Figurina reale e condivisa, specie alla luce del contratto ultrafaraonico firmato da CR7 con il club di Riad dell’Al-Nassr. Un accordo che va oltre alla follia, 1 miliardo di dollari fino a giugno 2025, data in cui Ronaldo dovrebbe appendere gli scarpini al chiodo d’oro e indossare la kandura dell’ambasciatore degli sceicchi per perorare la causa Mondiali dell’Arabia Saudita 2030. Tutto questo per i signori del deserto si chiama sportwashing, lavaggio di miliardi che, mentre metà del pianeta muore di fame, loro scavano alacremente anche sotto la sabbia, per gettarli sui campi di pallone e assoldare i signorotti grandi firme del football. Per questo, l’Al-Hilal, i rivali cittadini d’ll'Al-Nassr, rilanciano prepotentemente: 300 milioni di euro a stagione a Lionel Messi per un quadriennale che ammonterebbe a 1 miliardo e 200 milioni. Ora, non prendeteci per i soliti poveri beoti che cadono dalle nubi, ma tutto questo è davvero immorale. È immorale chi offre simili cifre che sono assolutamente fuori mercato, ma è altrettanto immorale chi accetta simili guadagni, specie dopo aver già intascato interi forzieri zeppi di sterline e di euro come ha fatto in carriera mister avidità Ronaldo. E non è da meno il suo storico duellante, il campione del mondo con l’Argentina Leo Messi che, pur di seguire i carovanieri qatarioti, i quali hanno spostato i loro loschi interessi commerciali dal Barcellona al Psg, ha accettato di lasciare la sua seconda patria, la Catalogna (era arrivato bambino da Rosario), per un triennale da 110 milioni. Ma ora i maligni cugini sauditi, di euro glie ne offrono tre volte tanto e persino papà Messi si è mosso per andare a contrattare di corsa l’ennesima manna che pioverebbe dal cielo sul bagnato. E come resistere alla tentazione di questi incantatori di pallonari malati di denaro? A Riad hanno già steso tappeti chilometrici per Ronaldo e persino promulgato un decreto ad personam che gli consentirà di convivere sotto lo stesso tetto con la sua Giorgina che, per la legge islamica, non potrebbe in quanto non regolarmente sposata con il signor Cristiano. Un tempo qui da noi Cristiano Lucarelli rinunciò a 1 miliardo di lire che gli offriva il Torino per non lasciare la squadra della sua città, il Livorno. Damiano Tommasi, ora sindaco di Verona,
prima di chiudere con la Roma scese in campo con il minimo sindacale: 1.500 euro al mese. Più o meno quello che prenderà fino alla fine di giugno 2023 Domenico Criscito che pur di tornare nel club che lo aveva lanciato, il Genoa, riceverà in busta paga 13.644,96 euro netti. «Lo faccio perché è una questione di cuore», ha detto Criscito. Ecco,
il cuore, quello grande - di Lucarelli, Tommasi e Criscito -
è ciò manca a tanti palloni d’oro o presunti tali. © riproduzione riservata