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L'export brinda con spumante italiano, ma sul fronte russo il calice è amaro

Andrea Zaghi domenica 3 aprile 2016
Nel mondo si beve sempre di più spumante italiano. Con buona pace di quelli francesi, pare che i nostri produttori abbiano chiuso il 2015 a suon di prestazioni da primato in fatto di esportazioni. Una consolazione di fronte ai problemi che, invece, assillano altri comparti agricoli, anche sul fronte delle vendite all'estero. A sintetizzare il 2015 "spumantiero" è stato l'Ovse-Osservatorio economico dei vini effervescenti che ha spiegato come nello scorso anno la produzione nazionale sia stata di 520 milioni di bottiglie per un valore all'origine di circa 1,352 miliardi di euro. Sul totale prodotto, 373 milioni di bottiglie (il 72%) sono state spedite in 90 Paesi per un valore di 1,327 miliardi e un giro d'affari nel mondo di 2,573 miliardi. Numeri che, rispetto al 2014, registrano un +17% dei volumi e un +14% in valore all'origine. In questo modo, spiega l'Ovse, «il 2015 è un altro anno che cancella i record precedenti degli ultimi 10 anni, come produzione ed esportazione» e pone l'Italia al primo posto nel mondo.Certo, i punti delicati nel panorama delle esportazioni di spumanti non mancano. È stato constatato un ulteriore calo nelle vendite delle etichette varietali, degli spumanti comuni e dell'Asti. A stravincere sembra sia il Prosecco. Per capire meglio di cosa si stia parlando, basti sapere che negli Stati Uniti un calice di bollicine tricolori costa da 6 a 10 dollari, al ristorante non meno di 12 dollari; il Prosecco arriva nei ristoranti di New York a 12-19 dollari al bicchiere. Ciò che forse più conta, tuttavia, è la tendenza di lungo periodo. E anche in questo caso lo spumante italiano vince. Secondo Ovse, la crescita dei volumi esportati è stata molto forte negli ultimi 4 anni con un raddoppio anche delle destinazioni. Benissimo le cose sono andate in Europa, ma anche negli Stati Uniti che, insieme al Regno Unito, hanno fatto aumentare gli acquisti del 150-200%. Brutta situazione, invece, quella della Russia. Paese nel quale, nonostante l'embargo, lo spumante riesce ad arrivare e che si conferma al quarto posto, seppur con tutte le problematiche della valuta e della crisi.Proprio la situazione del mercato russo fa parlare le organizzazioni dei produttori di «nuova guerra fredda» combattuta a suon di liste di proscrizione alimentare. Stando ai coltivatori diretti, sono ormai azzerate completamente le esportazioni di ortofrutta, formaggi, carni e salumi italiani. Ma l'effetto dell'embargo è stato anche quello di alterare gli equilibri dei mercati agricoli europei che si sono visti invadere dai prodotti che a Mosca non possono più arrivare. Ad oggi i danni calcolati arrivano ad oltre 400 milioni di euro. I successi dello spumante sono davvero un buon viatico per tutto l'agroalimentare. Ma da soli forse non bastano.