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L'estate digitale, un tempo prezioso

Gigio Rancilio venerdì 31 luglio 2020
L'estate è un tempo (anche digitale) prezioso. Da una parte ci allontana dall'uso a volte frenetico degli strumenti digitali, offrendo (non solo ai più giovani) tante occasioni alternative per alzare lo sguardo da quegli schermi. Dall'altra, invece, ci ricorda quanto quegli strumenti – che spesso critichiamo in maniera feroce – siano oggettivamente preziosi.
Troppo spesso, infatti, ci dimentichiamo che un solo leggero smartphone contiene oltre 40 oggetti. Cosa che non era mai avvenuta nella storia del mondo. E bastano meno di due etti per avere a portata di mano infinite collezioni di libri, di canzoni, di film e serie tv. E chi si ricorda di quanto pesavano le valigie con i libri da leggere durante le vacanze, difficilmente non apprezzerà la comodità magari di lettori come i Kindle che si possono usare in spiaggia, in pieno sole.
L'estate è anche l'esibizione della bellezza. Delle foto su Instagram con paesaggi mozzafiato. Con gli scatti dei nostri luoghi che ci impegniamo a far apparire i più belli possibili, anche se magari ritraggono l'unico tratto di mare non affollato che ci circonda, perché tutti noi abbiamo bisogno (anche solo per un istante un po' illusorio) di bellezza.
L'estate è anche una grande occasione per farci (ri)pensare al nostro modo di stare nel digitale. E se siamo genitori e /o educatori anche al modo col quale usiamo il digitale per dialogare con i nostri ragazzi. Intendiamoci, facciamo benissimo a ripetere loro che non devono stare attaccati continuamente agli smartphone, ma troppo spesso ci dimentichiamo che esiste anche un'altra strada per confrontarci con loro su certi temi. Provate a pensarci: quando è stata (se c'è stata) l'ultima volta che avete chiesto a vostro figlio come funziona una certa app, perché gli piace quel determinato social, cosa trova di così entusiasmante in giochi come Fortnite o Brawl Stars o anche solo come funziona un determinato filtro fotografico o qual è la migliore app per montare brevi video da inviare agli amici? Se non l'avete mai fatto, armatevi di buona pazienza e provateci. Scoprirete quanto anche in una sera d'estate uno smartphone può diventare un bel pretesto per dialogare, per confrontarsi, per aprirsi agli altri in maniera orizzontale. Non io, genitore, in cattedra e tu figlio in ascolto, ma noi, due persone, alla stessa altezza, occhi negli occhi. Con me, adulto, che provo a entrare nel tuo mondo, che spesso non capisco fino in fondo. Per una volta tanto senza farmi guidare dalle mie pur giuste preoccupazioni o dai miei dubbi, ma solo con la voglia di ascoltarti.
Il tempo dell'estate, per come la vedo io, è anche un'occasione unica per «fare il tagliando» su noi stessi. Per farci riflettere su quali app abbiamo sui nostri cellulari e soprattutto su quanto e come le usiamo. Per obbligarci a fermarci su un punto nodale: stiamo usando gli strumenti digitali per migliorare anche solo piccole cose della nostra vita o ci facciamo usare, diventando schiavi dell'ultima novità? Li usiamo come elettrodomestici pur evoluti (cioè attrezzi che fanno alcune cose utili) o ci facciamo usare da loro? E ancora: quanto il nostro uso del digitale è rispettoso degli spazi, delle orecchie e del tempo altrui e quanto invece (anche negli adulti, ahimè) viene usato per disturbare gli altri?
Il mio augurio a ognuno di voi (ci ritroveremo su queste pagine a settembre) è che questo tempo estivo digitale aiuti noi tutti a usare tutto ciò che ci circonda con meno ansia, meno rabbia, meno sfogo e più senso. Abbiamo davanti, anche (ma vorrei scrivere soprattutto) come cattolici una sfida grande: usare questi mezzi potenti non per litigare, aggredire o seminare odio ma per diffondere il bene, per divulgare storie e parole buone. Dobbiamo lavorare come «contadini digitali» che seminano il bene, curando con impegno gli orti e i campi digitali per il bene di tutti. Nostro e dei nostri fratelli.