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L'esperienza di papa Francesco nella preghiera di novembre

Guido Mocellin venerdì 5 novembre 2021
Dopo il «video speciale» diffuso nel marzo 2020 e intitolato con l'hashtag #PrayForTheWorld, papa Francesco non ha più inserito nelle videointenzioni affidate alla Rete mondiale di preghiera del Papa (già Apostolato della preghiera) un riferimento diretto al Covid-19. Ma in alcune di quelle del 2021, indirettamente, le sollecitazioni a pregare per le conseguenze della pandemia sono ben percepibili. È così in particolare nella preghiera per il mese di novembre, che circola da un paio di giorni (come sempre, il link al video è anche sul sito di “Avvenire” bit.ly/3GTdoiW ); nel comunicato stampa che ne ha accompagnato la diffusione tale legame è opportunamente evidenziato ( bit.ly/3k2AdH9 ). Il titolo è: “Le persone che soffrono di depressione”; la preghiera in senso stretto chiede che quanti «soffrono di depressione o di burn-out trovino da tutti un sostegno e una luce che le apra alla vita». Fra le immagini, alternate come sempre a quelle di Francesco, compare all'inizio e poi ripetutamente quella di una sveglia, come a sottolineare la sopraffazione che in tanti proviamo davanti al «ritmo della vita attuale». La prima cosa che ai cristiani è richiesta verso «chi è esausto, chi è disperato, senza speranza» è «stare accanto», ascoltare in silenzio, senza la presunzione di poter offrire delle soluzioni: «Non c'è ricetta». E la seconda, «accanto all'imprescindibile accompagnamento psicologico», è offrire le parole di Gesù, che ha promesso ristoro a quanti sono «stanchi e oppressi». E infine l'intenzione di preghiera. Ma in questo video parlano più del solito le immagini di Francesco. Inquadrato di lato oltre che di fronte, con le luci un poco abbassate, con il suo volto, le sue espressioni, il suo tono di voce pare ricordarci che lui stesso ha conosciuto, in passato, problemi di ansia, sperimentando sia l'aiuto della psicologia sia la consolazione della Parola di Dio.