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L'azienda non lavora "salvo intese"

Francesco Delzio sabato 19 ottobre 2019
«All'Italia della crescita zero chiediamo zero alibi», perché nei manuali di storia «l'Italia deve essere ricordata per quello che costruisce, non per quello che distrugge». È un atto d'accusa profondo, lucido e amaro quello mosso alla politica nazionale dai Giovani Imprenditori di Confindustria, riuniti a Capri per il tradizionale meeting annuale. Il presidente Alessio Rossi sfrutta a fondo la libertà di pensiero e d'azione che ha sempre contraddistintol'associazione, lanciandosi in un'analisi spietata e puntuale della distanza siderale che oggi separa imprese e politica: una distanza che i Giovani Imprenditori hanno voluto rendere visibile fin dal titolo del convegno, dedicato agli imprenditori che sognano ogni giorno di diventare "campioni" nella competizione globale, pur vivendo in un Paese apparentemente immobile che non sogna più. L'impressione che emerge dall'intervento di Rossi è che questi due mondi, la politica e l'impresa, abbiano perduto qualsiasi codice comune di comunicazione: come potrebbe essere diversamente, ragiona Rossi, nel rapporto «tra chi costruisce un'azienda con l'idea di tramandarla ai propri figli e chi accumula consenso elettorale per dominare il dibattito nelle successive 24 ore»? A proposito della scarsa efficacia della politica, a Capri i Giovani Imprenditori mettono sotto i riflettori per la prima volta una prassi che sta rendendo ancor più incerta l'azione di Governo: «le imprese non approvano bilanci "salvo intese", non assumono "salvo intese", non investono "salvo intese"» denuncia Rossi, ricordando provocatoriamente che «il nostro Paese non riparte salvo intese». L'espediente tecnico del "salvo intese" viene elevato dunque dai Giovani Imprenditori a metafora-simbolo della non-decisione e della mancata assunzione di responsabilità di un intero ceto politico. Il coraggioso atto d'accusa dei Giovani Imprenditori si spinge fino ad immaginare una sorta di sostituzione del ruolo del politica. «Se non ce la fanno le forze della politica a cambiare questo Paese, devono farcela le forze dell'industria» afferma Rossi, che in questo modo vuole evitare di dipingere un quadro dominato dall'impotenza di fronte all'immobilismo del nostro sistema-Paese. Ben sapendo che l'impotenza e l'inazione sono, per definizione, sconosciute agli imprenditori italiani: veri e propri "campioni del mondo" dell'intrapresa, in un Paese ancora inconsapevole del loro ruolo.
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