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L'assalto Lactalis al Parmigiano Reggiano

Andrea Zaghi domenica 26 maggio 2019
Il Parmigiano Reggiano fa gola ai francesi. Che i prodotti agroalimentari nazionali attirino le attenzioni degli investitori d'Oltralpe, non è certo cosa nuova. Ma che nel mirino di uno dei colossi del settore sia entrato il re dei formaggi, è certamente evento da tenere sott'occhio. E non è solamente questione di orgoglio nazionale, oppure di (giusta) attenzione alle nostre eccellenze produttive.
A scatenare il putiferio è stata una notizia trapelata nei giorni scorsi: Lactalis sarebbe in trattative per acquistare la Nuova Castelli e cioè il principale esportatore italiano di Parmigiano Reggiano oltre che un'azienda specializzata nella distribuzione di prodotti alimentari con oltre 1.000 dipendenti, circa 20 impianti in Italia e all'estero e con un giro d'affari che nel 2018 è arrivato a 460 milioni. Tutto potrebbe presto diventare di proprietà della multinazionale che ha già nel suo portafoglio marchi "italiani" come Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cademartori.
«Faremo di tutto per tutelare l'agroalimentare italiano dall'assalto delle multinazionali straniere. Il Parmigiano Reggiano è uno dei prodotti più rappresentativi del made in Italy, si tratta di un marchio storico che va difeso senza se e senza ma», ha detto il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio. Mentre Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, non ha esitato a dire che «occorre fermare la svendita del Parmigiano Reggiano ai francesi per non ripetere gli stessi errori commessi in passato». Cia-Agricoltori italiani si è detta subito pronta a sostenere una contro-cordata italiana da contrapporre a Lactalis.
Perché Lactalis spaventa? Il problema non è solo lo scippo di un altro marchio nazionale. Il fatto è che la nuova proprietà potrebbe decidere, prima o poi, di rivedere l'organizzazione della produzione, l'origine delle materie prime, la dislocazione degli stabilimenti, i criteri qualitativi del prodotto. Verrebbe così scardinata una filiera produttiva che ha nel territorio e nel lavoro i due perni fondamentali. Senza contare la bilancia dei pagamenti. Certo, operazioni di questo genere sono più difficili per un prodotto pressoché unico come il Parmigiano, ma non totalmente impossibili per altri prodotti che la stessa Nuova Castelli detiene. Da qui l'allarme, fondato. Poi però c'è un altro problema: meglio sarebbe non arrivare a situazioni di questo genere. È qui che conta il cosiddetto "Sistema-Paese". Storia vecchia che, purtroppo, si ripete.