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L'amore spottato

Alberto Caprotti martedì 29 settembre 2020
«Spotto ragazzo che ieri al bar della Facoltà mi ha fatto caricare il computer: mi scuso per mio aspetto pre-esame, di solito sono più carina. Ci rivediamo per un caffè?...». Chi, come me, non è aggiornatissimo su come cambia il mondo, è meglio che si informi. Prima "rimorchiare" era un lavoro duro, serviva la scusa per attaccare bottone e ci mettevi la faccia e il rossore. Adesso c'è l'avvistamento, ma la dichiarazione è social, e le parole senza firma. Il meccanismo si chiama “Spotted”, che tradotto significa più o meno “ti ho notato”. Esistono in rete pagine del genere sulle bacheche virtuali di quasi tutte le Università: lo studente timido non si avvicina alla ragazza che gli piace ma le scrive anonimamente. Sperando che legga, e poi risponda. Cito testualmente: «Spotto la tipa vista oggi nel corridoio della mensa: avevi tacco basso nero, pantalone rosso e un cappello: ti ho seguito fino all'ingresso del metrò ma non ho avuto il coraggio di fermarti...». Se funziona, bene. Altrimenti pazienza: non si rischia, si abbandona. Ed è questo l'aspetto più amaro di una goliardata innocente: se siamo arrivati a non avere più il fegato di portare il cuore a fior di labbra, la conquista diventa come una rete lanciata nell'acqua. Non sai se porterai a casa qualcosa, ma non ti impegni abbastanza per restarci deluso. E il brivido sfuma, annacquando la passione.