Rubriche

L'altra rivoluzione di ottobre adesso arriva dal Sahel

Mauro Armanino martedì 24 ottobre 2017
A dire il vero era cominciata ancora prima. L'unica rivoluzione che, dopo quella delle donne, ha raggiunto il suo intento è questa. Il sistema aveva capito che sarebbe finita così. E da anni si era organizzato, senza riuscirci, per spazzarla via. Controlli ogni volta più invasivi, biometrie, trincee, fossati, muri, fili spinati, documenti, indagini, polizie, pattugliamenti, droni, detenzioni, rimpatri ed espulsioni. L'unica rivoluzione d'ottobre che funziona è quella migrante. Meglio essere chiari fin da subito: nessuno può fermare la rivoluzione più disarmata che mai si sia vista prima di queste. Fatta a nude mani, piedi scalzi, volti scoperti, nomi comuni e storie ordinarie che la sete non riesce a cancellare e che nemmeno il mare può cercare di ingannare. Centri di identificazione, correzione ed espulsione, nuove versioni dei campi di concentramento di sempre, vergogne occidentali trapiantate altrove e frontiere vendute al mercato degli schiavi del momento. Non la fermerete, ve lo assicuriamo.
È una rivoluzione per nulla silenziosa. Grazie a voi diventa ancora più pubblica, mediatica, assordante, mutilata, sconcertante e impossibile a liquidare. Siamo milioni, una rivoluzione popolare che le mappe delle rivoluzioni non hanno ancora messo tra i Guinness della storia accidentata del mondo. Fatta da donne, bambini, giovani, tutti incoscienti rivoluzionari del momento. Imprevedibili passeurs che, senza alcuna premeditazione, attraversano le circostanze e le barriere dell'ordine stabilito dai potenti. Cercano nuovi cammini, muoiono nella sabbia, inseguono pozzi, scatenano repressioni, evidenziano le contraddizioni e le violenze dell'economia. Sono forse gli unici a fare la politica di un tempo, quella che trasforma i confini della storia e delle classi sociali. A modo loro cercano una vita differente e dunque creano giustizia senza vendetta. Hanno nel cuore ciò che hanno abbandonato e negli occhi un presente da sognare assieme.
La presa di potere è avvenuta il 25 di ottobre di quell'anno. Loro, i nostri, non cercano il potere, ma di cambiarlo, e con esso la direzione delle politiche di confisca della dignità, ormai da tempo oggetto di scambio umanitario. Malgrado ci stiate spiando, in cambio di aiuti fasulli, con carte plastificate che credete dicano tutto di noi. Marcati, timbrati, resi come una mercanzia contraffatta, invasori della sacralità beffarda dello spazio di Schengen. Non importa, perché la rivoluzione non porta né numero né serie controllabili sui vostri schermi digitali. Come il vento o una brezza leggera che, spensierati, portano polvere di futuro inventato al momento, anche dovesse costare anni di viaggio sulle rotte cangianti del destino che volete imporci. Ottobre è il mese adatto per rimettere a posto i sentieri del tempo perduto a rincorrere il tradimento che avete perpetrati sui poveri. Non temete, le armi che abbiamo e che ci avete venduto sono state seppellite.
Potrete tentare di spostare le frontiere più lontano, minare i ponti, raddoppiare le cinte di filo spinato, militarizzare gli spazi urbani, pagare gruppi armati, complottare con le mafie, corrompere i nostri politici, appaltare controlli e militarizzare le parole. Nulla di tutto ciò potrà fermare la rivoluzione che ci attende. Organizzate pure ronde, paramilitari e agenzie di viaggi. Continuate la vostra falsa diplomazia bilaterale e regionale da strapazzo. I vostri soldi non ci compreranno perché la libertà non ha prezzo. Neppure il dio che avete preso come ostaggio della vostra arroganza potrà salvarvi. La rivoluzione d'ottobre è cominciata ancora prima. Arriveremo, anzi vedete che siamo in mezzo a voi, con una manciata di sabbia e di vento.
Niamey, ottobre 2017