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L’allarme giustizia e due mosse per curarla

Francesco Delzio sabato 27 aprile 2019

Una giustizia troppo lenta equivale a una sostanziale ingiustizia. In grado di spaventare tutti i cittadini che vivono in un Paese e di terrorizzare chi deve decidere se in quel Paese approdare da fuori, portando risorse da investire in una nuova attività imprenditoriale. È dunque un allarme rosso quello che deriva dall’ultimo "EU Justice Scoreboard" sullo stato della giustizia nei 28 Paesi dell’Unione, pubblicato ieri dalla Commissione europea. Secondo il rapporto, l’Italia è lo Stato membro dell’Unione Europea che fa registrare i tempi più lunghi per risolvere le cause civili e commerciali davanti ai tribunali. Con un trend in ulteriore peggioramento: la durata dei processi civili e commerciali in primo grado in Italia è passata da 514 giorni nel 2016 a 548 giorni nel 2017. Nello stesso anno, la durata media dei processi nelle cause civili e commerciali fino al terzo grado di giudizio nel nostro Paese è stata di 1.299 giorni (tre anni e mezzo), più del doppio rispetto alla Spagna che con 604 giorni ci segue al secondo posto in questa classifica della non-giustizia. L’Italia mostra risultati appena migliori nella giustizia amministrativa, dove la durata dei processi di primo grado si è ridotta da 925 a 887 tra il 2016 e il 2017: anche in quest’ambito siamo però in coda nella graduatoria europea, superando soltanto Portogallo, Malta e Cipro. Non può consolarci in alcun modo la benevolenza con cui ha commentato questi dati il Commissario Ue alla Giustizia Vera Jurova, «elogiando l’Italia perché c’è un miglioramento» negli ultimi anni, in quanto «i tempi per risolvere i contenziosi per i casi civili e commerciali in seconda e terza istanza sono diminuiti in modo significativo» e «la percezione dell’indipendenza giudiziaria è migliorata nel 2018 tra cittadini e aziende». Rispetto alla percezione internazionale di scarsa affidabilità del nostro Paese nel rispetto dei contratti e nella tutela dei propri diritti economici, qualche lieve miglioramento è assolutamente irrilevante. Servirebbe una "cura" forte e decisa, basata su un doppio binario: da un lato un piano di assunzioni per rendere gli organici italiani della magistratura adeguati rispetto alla media europea, dall’altro una decisa razionalizzazione della distribuzione del territorio degli uffici giudiziari – così come già fatto in altri ambiti della Pubblica Amministrazione – che consenta di accentrare le attività giudiziarie presso Tribunali più grandi ed efficienti. Per dare una giustizia più giusta agli italiani e motivi più forti agli investitori internazionali che guardano al nostro Paese nelle loro scelte.
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