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L'alfabeto muore

Andrea Pedrinelli domenica 7 luglio 2019
Che succede quando spariscono i mestieri, si umilia la cultura, naufragano gli ideali? Ma cosa c'entriamo noi gente qualunque, se questo mondo è incattivito, se domina l'arroganza, se in troppi credono solo a quanto si dice sul piccolo schermo? E non è in fondo giusto, chiuderci in noi stessi e non guardare più il cielo? Domande sin troppo adatte a questo nostro presente, quesiti che sorprende, ma non troppo, che trovino risposta in una canzone del 1991 scritta da un signore che si autodefiniva "medico fantasista", che per molti era matto e che all'anagrafe era il signor Jannacci. Fu Enzo Jannacci, a scrivere e cantare che «Quando un muratore muore, quando l'alfabeto muore, quando il socialismo muore... Non fare un figlio, potrebbe chiederti da dove viene il dolore. Quando l'egoismo è il credo, quando un viso bianco non è di colore, quando per capire il tempo c'è il televisore... Non occorre più domandarsi chi ha ordinato il terrore. Quando si comincia a odiare il lavoro, quando si comincia a odiare la vita, quando si comincia a odiare una qualsiasi forma d'amore... Allora è tardi: forse anche per un trapianto di cuore. Quando non ci saranno più stelle in cielo da guardare, ma solo l'odore di un'altra guerra... Non fare finta! È a te, proprio a te, che è venuto il malore».