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L'ALBA DI KAROL

Marina Corradi sabato 2 marzo 2013
San Pietro, aprile 2005 - È ancora buio. Andando verso San Pietro mi trovo inaspettatamente dentro una folla che dal Lungotevere e da Piazza Pia cammina in fretta, quasi corre verso viale della Conciliazione. Lì d'improvviso ci fermiamo, dietro a un muro di gente. Nella prima alba si svela un'interminabile colonna di fedeli che attende di salutare per l'ultima volta Giovanni Paolo II. Sotto alle giacche a vento degli uomini si intravvede il nodo della cravatta: oggi lavorano, ma, prima, vanno dal Papa. Molti hanno in braccio i figli piccoli, addormentati.Il sole sorge in fondo a viale della Conciliazione, rosso, splendido. Una madre con il figlio per mano lo scuote: «Voltati, guarda». Avanziamo nei passi lenti di un lutto, ma nella luce sorgente di un sole chiaro.Nella penombra di San Pietro arriviamo infine davanti al corpo di Giovanni Paolo II, il volto bianco già trasfigurato nella morte. Pochi secondi a testa, e quanti non se ne vorrebbero andare, e rallentano il fiume della processione. I più piccoli in braccio ai genitori continuano a dormire: migliaia di bambini romani addormentati salutano stamattina il Papa. E quel sole alle spalle della folla, che va crescendo e alzandosi, come un segno più forte. Raramente la morte di un uomo lascia passare, nella sua ombra, tanta luce.