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L'agricoltura nazionale torna a concentrarsi sulla difesa del suolo

Andrea Zaghi domenica 10 dicembre 2017
L'agricoltura italiana torna - se mai se ne fosse dimenticata -, a pensare con insistenza alla cura della sua base produttiva. Al di là della tecnologia, ci si rende sempre più conto dell'importanza del suolo non solo come fattore della produzione essenziale, ma anche come strumento di presidio del territorio dal punto di vista ambientale e sociale.
Ed è un bene. Basta pensare che dal punto di vista produttivo il consumo di suolo fa perdere solo alla produzione agricola 400 milioni di euro all'anno. A questa dimensione economica, naturalmente, deve poi aggiungersi tutto il resto. Per questo Coldiretti ha sottolineato qualche giorno fa che "la disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico". Anzi di più: "Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo - hanno aggiunto i rappresentanti dei coltivatori diretti -, si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire". Questo senza contare gli effetti ancora non controllabili dell'alternanza fra gran secco e grandi piogge: secondo l'Associazione nazionale delle bonifiche e delle irrigazioni, per esempio, nonostante le ultime precipitazioni, il Paese continua ad avere problemi dal punto di vista idrico a causa della mancanza di infrastrutture adeguate.
Da tutto questo gli appelli degli ultimi tempi che, a ben vedere, sanno di ritorno a temi e battaglie di un tempo e che possono essere riassunti in un solo obiettivo: la difesa della terra. Un traguardo in effetti troppo spesso dimenticato negli ultimi decenni.
L'ultima generazione - denuncia
ancora Coldiretti - è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell'abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. Da qui tutto il movimento nazionale, europeo e mondiale in difesa della suolo agricolo. Basta pensare a "People4Soil" l'iniziativa alla quale hanno aderito 500 associazioni europee, che ha lanciato un appello rivolto alla Commissione Europea, che fa riferimento all'obiettivo delle Nazioni Unite di fermare il degrado di suolo a livello globale entro il 2030. E da qui anche, per quanto riguarda il nostro Paese, la creazione della "Banca nazionale delle terre agricole" così come la spinta alla definitiva approvazione della legge sul consumo del suolo. E' il ritorno, solo in parte con vesti nuove, della vecchia battaglia fra produzione agricola e cemento.
Andrea Zaghi