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L'agricoltura fa meglio degli altri

Andrea Zaghi sabato 14 febbraio 2009
L'agricoltura cresce più degli altri settori. L'indicazione è chiara e arriva dalle stime del valore aggiunto relativo al 2008 che valutano una crescita dell'1,2% rispetto all'anno prima. Certo, non si deve dimenticare che questo comparto ha subito in tre anni " dal 2005 al 2007 " forti flessioni produttive, ma il dato è confortante e indica, soprattutto, la capacità anticiclica che le imprese agricole possono sfoderare. Si tratta, inoltre, di un dato generale, che nasconde situazioni varie, non solamente difficili e critiche, ma anche assolutamente uniche nel panorama economico nazionale. Stando all'Istat, dunque, l'agricoltura può ancora fare molto per l'intera economia a patto che si ponga seriamente mano ad alcune "distorsioni" del mercato che rischiano di vanificare tutto e che, come sottolinea la Coldiretti per esempio, colpiscono sia i redditi delle imprese sia quelli dei consumatori. La ricetta per superare le difficoltà, ed eventualmente far salire ancora il valore aggiunto, consiste per i coltivatori nella risoluzione della questione dei rapporti di filiera che può essere sintetizzata in due numeri: mentre i prodotti alimentari continuano ad essere acquistati e ben pagati dai cittadini, solo 17 centesimi sui 100 spesi dai consumatori rimangono nelle tasche degli agricoltori che devono anche affrontare crescenti costi di produzione. È una soluzione certamente non facile da raggiungere, ma che appare davvero l'unica in grado di funzionare. Anche pensando ad alcuni esempi d'eccellenza che arrivano sempre dall'agricoltura italiana. È il caso del Chianti in Toscana. Con un fatturato stimabile in oltre 500 milioni di euro, che comprende un valore della produzione vinicola imbottigliata di 360 milioni di euro, un valore complessivo della produzione olivicola pari a 10 milioni di euro, un valore delle altre produzioni agricole stimabile in 90 milioni di euro e un fatturato degli agriturismi pari a 75 milioni di euro, il "territorio del Chianti Classico" è stato assunto ad area d'esempio di quanto si possa raggiungere con adeguate sinergie economiche e sociali. Questo territorio " che si estende su 70.000 ettari (di cui 7.200 vitati a Chianti Classico e 10.000 coltivati ad oliveto, per un totale di 1.200.000 piante) " in virtù di una concentrazione produttiva, pluralità di interventi, eredità storiche, tensioni culturali e qualità delle aziende è riuscito ad arrivare dove molte altre aree agricole potrebbero avvicinarsi. Certo, il resto dell'agricoltura non è come il Chianti. Non tutte le produzioni agricole sono così differenziabili. Spesso qualche componente essenziale della "ricetta del successo" può mancare. Ma a ben vedere gli elementi determinanti sono quelli comuni a molte altre zone: un prodotto di qualità che può crescere in eccellenza, un territorio con caratteristiche da valorizzare ma, soprattutto, imprenditori capaci di mettere da parte i possibili motivi di divisione per concentrarsi su quelli di unione delle forze per un unico obiettivo.