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Jovanotti, pedalare è un “docutrip” bis

Andrea Fagioli sabato 29 aprile 2023
Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti c’ha preso gusto. Del resto dopo il successo del precedente Non voglio cambiare pianeta, era impensabile non ci riprovasse e addirittura alzasse l’asticella, nel senso che il primo «docutrip» (definizione dell’autore perché contenente qualcosa di «psicadelico») proponeva in esclusiva su RaiPlay 16 puntate di 15 minuti a sintesi di un viaggio in bicicletta di 4 mila chilometri da Santiago del Cile a Buenos Aires (Argentina), mentre questa volta le puntate, come i tarocchi che le contraddistinguono, salgono a 22 (metà già disponibili sulla piattaforma on line della Rai, le altre dal 1° maggio) e riguardano l’avventuroso percorso su due ruote dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia, con la guida spirituale di Gabriel Garcìa Marquez e del suo romanzo Cent’anni di solitudine, autentico testo sacro per il cantante-ciclista-ambientalista che in onore dello scrittore colombiano titola Aracataca (dal nome della città natale di Marquez) il suo Non voglio cambiare pianeta 2. E come nel primo anche qui scorrono immagini, pensieri ed emozioni, nel segno della libertà, della spontaneità, dello sguardo aperto e ingenuo, del gioco e della consapevolezza. Tra una pedalata e l’altra Jovanotti ci propone anche pillole di «Storia e geografia», che saranno pure un po’ approssimative, ma ci stanno bene. Mentre le immagini grezze realizzate in proprio con una action camera e un cellulare, poi saggiamente montate da Michele Lugaresi, sono accompagnate da una colonna sonora originale scritta, suonata e cantata ovviamente da Jovanotti. «Il mondo è un posto pazzo: bello, ma pazzo», commenta il poliedrico artista. E noi ci divertiamo a conoscerlo seguendo la sana follia di un ragazzo di 56 anni che filma e pedala considerando l’andare in bici una forma di meditazione oltre che di conoscenza. © riproduzione riservata