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Infuso, non decotto,per il top della salute

Paolo Massobrio, Giorgio Calabrese venerdì 19 maggio 2006
Il tè nero si ottiene per fermentazione delle foglie di Camelia sinensis, la pianta del tè e il caratteristico colore e sapore è dovuto alla potente miscela di antiossidanti contenuta nella gradevole bevanda. Per bere un buon tè non bisogna fare un decotto ma occorre fare proprio un infuso. E" sufficiente, cioè, versare dell"acqua bollente sulle erbe, attendere qualche minuto e poi versare nelle tazze per gustare questa bevanda. Ciò aiuta a liberare la massima quantità di flavonoli (epixcatechine) utili alla salute. Attualmente è in auge il mito del tè verde, preparato mediante una serie di rapidi riscaldamenti delle foglie, di cui il primo a temperatura elevata è sufficiente a inattivare gli enzimi, detti teasi, che esse con contengono, onde evitare l"ossidazione delle foglie stesse e conservare il colore verde. La maggiore quantità di tannino rende più spiccata l"azione farmacologica di antiossidante e di preventivo dei tumori che il tè esercita su tutte le mucose, specie su quelle della bocca, dello stomaco e della prima parte dell"intestino. Tale azione consiste essenzialmente nel provocare una diminuizione dell"acqua contenuta nei tessuti, specie della bocca e dell"intestino. Ecco perchè si ha la sensazione di bocca asciutta e l"effetto astringente sul colon che si avvertono quando si fa un uso frequente di infuso di tè, molto concentrati. Gli effetti benefici del tè sono dovuti anche ad altri composti organici, denominati alcaloidi, tra cui, principalmente la caffeina, maggiormente presente nelle foglie di tè nero, che non in quelle del tè verde. Oltre alla caffeina sono presenti, sia pure in piccole qiuantità, altri due alcaloidi, la teofillina e la teobromina e poi l"acido ossalico e anche un olio essenziale. Altri componenti sono le vitamine del gruppo B e buone percentuali di calcio, ferro e fluoro. Il mito del tè verde può essere giustificato salutisticamente in blanda misura, perchè si tratta solo di bere per dissetarsi e non per nutrirsi.