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In trattoria c'è un'Italia che non s'arrende

Paolo Massobrio mercoledì 10 giugno 2020
Se il lockdown appartiene a ieri, l’oggi ha il sapore della resa dei conti. Non è facile riprendere con una disoccupazione improvvisa e l’acuirsi della povertà. Ne è termometro il Banco Alimentare che segnala un 40% in più di richieste di cibo, mentre crescono iniziative solidali, come la trattoria di Milano 18/28 in Porta Romana che ha messo fuori un cartello: «Ci impegniamo a offrire pasti gratuiti alle persone cadute in povertà». Riccardo Paia, il titolare, è convinto che «il bene genera bene» e così, anziché stare a guardare il locale vuoto a mezzogiorno come la maggioranza dei ristoranti penalizzati dallo smartworking, ha scelto di accogliere gli insospettabili: gente che ha perso il lavoro, madri in difficoltà, insomma un’umanità varia cui fa da sponda qualche donazione di chi ha sposato l’idea e la sostiene, perché i costi fissi non li toglie nessuno. Alberto Paltrinieri, leader dei produttori di Lambrusco di Sorbara, si è invece impegnato a creare un Lambrusco speciale, rifermentato in bottiglia, il cui ricavato delle vendite andrà in toto al Banco Alimentare. È il volto bello dell’Italia, questa catena che non vuole far perdere “il gusto della vita”, per dirla col titolo del bel libro del vescovo di Pinerolo Derio Olivero, che ha parlato di «uno slancio di creatività e resistenza» di fronte agli imprevisti, ai quali purtroppo ci dovremo abituare. Certo l’analisi di questi giorni segnati dalla ripresa della circolazione parla di un desiderio di stare all’aria aperta, tant’è che le città si svuotano nei week end e si cercano luoghi dove mangiare in periferia. Un ribaltamento delle abitudini che sta intaccando anche altri settori. Giacomo Poretti e Luca Doninelli, che insieme a Gabriele Allevi hanno dato vita al Teatro Oscar a Milano, fra poco scenderanno nelle piazze con un’apecar per portare il teatro alla sua originalità: non più qualcosa di elitario, ma una carezza di bellezza in mezzo alla gente. Anche il Salone del Gusto di Torino si svolgerà nelle vie e nelle piazze di Torino, a partire dall’8 ottobre, mentre il governatore della Regione Piemonte Cirio sta cercando di salvare i simboli della promozione enogastronomica regionale (fiera del tartufo, del peperone, eccetera), almeno nella seconda parte dell’anno. Una sensibilità che nasce dalla conoscenza della prossimità, per cui è da sottoscrivere in toto il pensiero di Marco Olivetti, ieri su queste pagine, per cui «l’Italia è troppo complessa per essere governata solo dai Ministeri romani». E se da questo periodo non rinasce la coscienza di quale sia l’assetto che permette il governo del Paese, il rischio è proprio la frantumazione dell’unità. Non possiamo permettercelo.