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In terra d'Asti si mangia antico con la Bagnacaoda

Paolo Massobrio mercoledì 17 novembre 2021
Èstruggente il paesaggio di novembre coi colori accesi delle foglie dei vigneti vendemmiati: giallo, rosso fuoco, marrone. «A me piace l'estate, ma è così bello l'inverno», diceva Giacomo Bologna, il vigneron di Rocchetta Tanaro che mai avrebbe immaginato che i suoi figli, in quella via che ricorda san Bernardo di Chiaravalle, in località Asinara, avrebbero saputo costruire un resort che è un ponte fra la storia e la contemporaneità. Perché questa vista dei vigneti ci commuove? - mi ha chiesto mia moglie mentre passeggiavamo sulle strade umide di questi borghi. Forse perché infonde malinconia mista a nostalgia? Oppure perché ogni cambiamento di stagione è paradigma della vita e ogni epoca ha i suoi doni. Ad Asti è misero il mercato dei tartufi: ce ne sono pochi e i prezzi schizzano a 6 euro al grammo, ma ci si consola con la bagnacaoda, che viene celebrata in questi fine settimana (i week end del Bagnacaoda Day), evocando un mangiare antico, che significa condivisione. Vorrei essere come la «Donna Selvatica che travalica le colline», immagine mitica di Romano Levi, il grappaiolo angelico che disegnava a mano le sue etichette come quella che ricordava «Siamo angeli con una sola ala». Quanta poesia si è covata in quella che Bruno Lauzi definiva la «Quieta follia dei piemontesi»: Paolo Conte, Giorgio Faletti, Felice Andreasi, Gianni Basso, tutti astigiani abitanti di quella terra dove si vive la nostalgia del mare per gente come noi «col sole rare volte e il resto è pioggia che ci bagna». Da Rocchetta andrei a Costigliole d'Asti, anche se non c'è più Lorenzo, che ci ha lasciati una settimana fa. Lorenzo Corino, 73 anni, autore di un libro d'avanguardia enologica dal titolo "L'essenza del vino e della vitivinicoltura naturale". Nessuna cronaca locale s'è ricordata di lui, che aveva un atteggiamento agricolo verso il vino, ovvero la conoscenza della vita biologica dei terreni. Parlava dei danni dell'uso dei fitofarmaci, della scelta errata dell'industria che aveva come punto di riferimento i costi e i ricavi a discapito della terra, con il conseguente impoverimento della Pianura Padana. Prima della qualità del vino a lui interessava la qualità dei suoli e i metodi per preservarla. Antonella Manuli, vignaiola di Saturnia che ha applicato il metodo Corino, è certa che la sua vita sia servita ad aprire un varco. Ogni vita è un bagaglio di saperi, ma alcuni sono di interesse pubblico, per cui viene da chiedersi: come si fa a non disperderli? Quale ente di interesse pubblico, preserva traguardi e studi che sono una finestra sul futuro?