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In redazione: "La Casta" alla "Deriva"?

Gianni Gennari martedì 10 giugno 2008
Se in pagina trattano di religione, anche "i migliori" vanno in tilt. "La Casta" di redazione ha qui la sua "Deriva"? Toh! Sono i titoli di due libri recenti e giustamente fortunati di Gian Antonio Stella, certo una delle migliori intelligenze. Perché dunque domenica sul "Corsera" (p. 1 e 21: "Quando la Chiesa esclude i disabili") parte in crociata contro il vescovo di Viterbo che ha detto no alla domanda di matrimonio di una coppia in cui «lui è semiparalizzato per un incidente», con impossibilità della procreazione e della stessa unione sessuale. È scandalo per Stella, che nel pezzo fa il riassuntino del «rapporto della Chiesa con la disabilità», per lui contorto, «da Lutero " fino " al caso di Viterbo», e protesta perché il vescovo ha spiegato brevemente e in via riservata il suo no. Voleva un trattato con proclama pubblico? E a questo pensa lui, in prima del "Corsera"! In realtà il caso non offriva alcuna discrezionalità: per legge canonica millenaria quel matrimonio sarebbe illecito e nullo, poiché uno dei fini essenziali del sacramento è la procreazione, insieme ad amore reciproco e promessa di fedeltà. Nessuna cattiveria del vescovo: solo rispetto della realtà e riservatezza. L'amore autentico è sempre benedetto, e questo certo lo è, ma il sacramento del matrimonio non è solo amore, solidarietà e affetto umano. Ha una sua natura e le sue leggi, da secoli. Ma allora: non poteva informarsi un tantino meglio, Stella, prima di partire col suo "bignamino" di secoli sulla "deformità", che non c'entra nulla? O "La Casta" di redazione può tutto, anche "La Deriva" nel volutamente "ignorato"?