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In quattro preziose Cantate di Bach gioia e dolcezza del Santo Natale

Andrea Milanesi domenica 10 dicembre 2006
Nel 2000, in occasione del Grande Giubileo e del 250° anniversario della morte di Johann Sebastian Bach (1685-1750), la formazione vocale del Monteverdi Choir, quella strumentale degli English Baroque Soloists e il loro direttore John Eliot Gardiner hanno intrapreso una sorta di pellegrinaggio musicale sulle orme del compositore di Eisenach - intitolato appunto «Bach Pilgrimage» - durante il quale hanno eseguito e contemporaneamente registrato, seguendo rigorosamente il calendario liturgico, l'integrale delle sue Cantate sacre; un progetto ciclopico e ambizioso, la cui edizione discografica completa è tuttora in corso di pubblicazione da parte dell'etichetta fondata dallo stesso Gardiner, la «Soli Deo Gloria» (distribuita in Italia da Jupiter), che deve il suo nome alla sigla che Bach apponeva in calce alla partitura di ogni singola Cantata in segno di devozione e ringraziamento. Il quindicesimo volume della raccolta è incentrato su quattro poco frequentate composizioni dedicate alle Festività natalizie che appartengono ai grandi cicli di Lipsia (1723-25) con cui il Kantor onorava settimanalmente il suo impegno musicale per la Thomaskirche: le Cantate BWV 64 «Sehet, welch eine Liebe», BWV 57 «Selig is der Mann», BWV 133 «Ich freue mich in dir» e BWV 151 «Sußer Trost, mein Jesus kömmt». Quest'ultima viene inaugurata da un'incantevole aria per soprano, flauto traversiere e archi che - secondo le parole tratte dal diario con cui il direttore d'orchestra ha seguito concerto dopo concerto il suo tour de force bachiano - apre una duplice domanda sul profondo significato del suo messaggio: «è la Vergine Madre in persona che canta una ninnananna per il suo bambino appena nato o si tratta di un semplice conforto offerto al fragile credente attraverso la venuta di Gesù sulla terra?». La risposta va cercata nella cura, nell'abbandono e nell'immedesimazione con cui Gardiner e compagni hanno esplorato l'universo di affetti e sentimenti che rappresenta il fulcro espressivo di queste Cantate; musiche sublimi che, stando ancora all'opinione del Maestro inglese, «trasmettono in modo esemplare l'essenza, l'esuberanza e l'autentica euforia del Natale». Un giudizio inappellabile, il suo, che risuona come un ulteriore sigillo di garanzia e autenticità.