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In ogni foto Letizia Battaglia cercava la danza della vita

Umberto Folena sabato 16 aprile 2022
Chissà se Letizia Battaglia avrebbe apprezzato, come sintesi della sua vita, un titolo come quello della "Repubblica": «La fotografa dell'antimafia». Forse no. Perché lei fotografava la vita. E certo, Palermo «è vita ed è morte», e la "vita" conosce la presenza ingombrante della mafia, che tuttavia non la esaurisce... La morte della grande fotoreporter siciliana occupa pagine intere sui quotidiani del 14/4. Ritratti diversi ma concordi su un fatto: Letizia Battaglia non può essere cristallizzata in un unico ruolo, aggettivo o etichetta. Lo stesso Michele Smargiassi, sulla "Repubblica", sembra smarcarsi da quel titolo riduttivo: «Ha raccontato la violenza ma pure la voglia di cambiamento della sua terra». E ricorda questa sua frase: «Ho fotografato in tutto il mondo, ma fuori di Palermo le foto mi riescono diverse». Palermo e il mondo: «Ha lasciato – si legge su "Libero" – il suo segno nella storia della fotografia internazionale, ma soprattutto di Palermo». Appunto. «Da Palermo al mondo» è il titolo del "Quotidiano nazionale". Coerente con il suo cognome, fu poi donna battagliera. Scrive Riccardo Arena sulla "Stampa": «La reporter siciliana ha usato l'obiettivo come arma di ribellione». Il ritratto della ribellione più radicale è la foto di Rosaria Schifani, moglie di un agente della scorta di Falcone, ricordata in particolare da Valeria Arnaldi sul "Messaggero": «Ha raccontato la mafia per contrastare il silenzio che le consentiva di proliferare». La vita, tutta intera, nobile e dannata. Letizia Battaglia fotografava la vita, sottolinea anche Roberta Scorranese sul "Corriere": «(Le sue erano) fotografie belle pur non ricercando mai, lei, la bella immagine. Anche quando ritraggono tragedie e situazioni difficili, dietro c'è la vita, c'è una specie di respiro che non si spegne». C'è una fiamma che, nonostante tutto, danza.