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In Ciad, dove una scuola mette le basi per la pace

Maria Romana De Gasperi sabato 2 febbraio 2019
Il Ciad. Ma dove sarà mai, così lontano in terra d'Africa. Occupati come siamo dalle notizie d'Europa e dei paesi Mediterraneo, praticamente dai nostri litigi e dalle nostre guerre, abbiamo dimenticato che una gran parte del mondo vive, soffrendo o crescendo nei propri confini. Ed è sempre una sorpresa scoprire come associazioni religiose siano presenti, anche da molti anni, in queste terre e vi lavorino nel silenzio chiedendo, quasi a bassa voce, un aiuto. Così ho visto un progetto realizzato dalle suore Francescane Angeline che sono partite da tempo dalla loro casa di Villa Trilli a Roma per approdare nella terra d'Africa con pochi aiuti e tanta buona volontà. Perché questo è sempre il miracolo della vita cristiana, partire carichi di fiducia e di speranza di essere nel giusto al di là di ogni convenienza personale. Sembrano leggi al di fuori della ragione, ma hanno sempre dimostrato di fare lunga strada e a volta con passo veloce. Il silenzio, rotto solo da una voce sottile e costante che crediamo cerchi aiuto per sè, è invece una mano che ci offre per salire le dure scale della giustizia, della pace, dell'equità. Nei villaggi d'Africa queste giovani suore hanno realizzato un loro sogno: dare una vita nuova serena e positiva ai bambini dai 3 ai 5 anni in una scuola dell'infanzia. Dieci villaggi hanno già la loro scuola che raccoglie da cinquanta a cento piccoli dove imparano le prime regole del vivere in comune, rispettando le idee e il credo degli altri anche se è differente. Con questo principio si potranno evitare le guerre di soprafazione che oggi si presentano come ideali politici, ma che sotto la sabbia nascondono la fame per quell'oro che si farà moneta.
Ed è triste vedere come l'avidità ci guida in tante decisioni della nostra vita mentre allo stesso tempo nel quale noi gettiamo via il cibo che non ci piace o l'abito che è passato di moda, i bambini di questi villaggi chiedono un numero di bidoni sufficiente per trasportare l'acqua fino al loro villaggio! I loro genitori partecipano alla spesa per i propri figli che vivono nella scuola dell'infanzia con 2500 CFA all'anno (somma corrispondente a 4 dei nostri euro!). Quando si vedono queste cose, come cambiano di misura i problemi delle nostre società, con quale maggiore moderazione giudichiamo la nostra strada da europei che vivono a distanza di poche ore di aereo da simili situazioni ricche solo di speranza! Quando sapremo guardare al mondo come unità di popoli abitanti su un'unica sfera che ci trasporta senza chiedere la nostra opinione in giro per l'universo seguendo leggi che abbiamo scoperto, ma non deciso? Quando avremo capito che solo la collaborazione e l'aiuto uno dell'altro potrà regalare all'umanità la vera sicurezza e la sicura pace?