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Il “Vespero” del raffinato barocco di Cavalli

Andrea Milanesi venerdì 6 novembre 2015
La figura e l'opera del cremonese Claudio Monteverdi (1567-1643) sono i punti di riferimento quando si tratta di affrontare il cremasco Francesco Cavalli (1602-1676), non fosse altro per i legami che hanno intrecciato i loro curriculum. Presso la basilica di San Marco a Venezia, appena quattordicenne Cavalli è infatti entrato a far parte del coro – allora sotto la guida del più anziano compositore – prima di diventare secondo organista (1639) e poi maestro di cappella (1668), carica che lo stesso Monteverdi aveva ricoperto per trent'anni (1613-1643).Intorno a tali coordinate vanno inquadrate le opere sacre di Cavalli, che nel direttore Bruno Gini – qui alla testa del Coro Claudio Monteverdi e dell'ensemble strumentale La Pifarescha – hanno trovato da tempo un fedele interprete dedito alla loro riscoperta e sistematica esecuzione, qui culminata nella prima registrazione assoluta del Vespero delle domeniche, una raccolta di «Salmi Correnti di tutto l'anno, per doppio coro a 8 voci, 6 tromboni, 2 cornetti ed organo» stampata nel 1675 da Gardano di Venezia e dedicata al doge Niccolò Sagredo. Il confronto con il Vespro della Beata Vergine monteverdiano sorge spontaneo, ma il gioco degli specchi si sposta in questo caso su un terreno creativo che, seppur meno innovativo e “avanguardistico”, ha già profondamente assimilato le lezioni provenienti dai precetti dello stile concertato e del melodramma. Autore acclamato sulla ribalta teatrale dell'epoca, Cavalli porta dal palcoscenico all'altare la più ispirata e raffinata arte musicale barocca, qui declinata tra i sontuosi pannelli policorali del Dixit Dominus iniziale e lo splendore solenne del Magnificat conclusivo.Francesco CavalliVespero delle domenicheBruno GiniDynamic. Euro 18,00