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Il «Padre Nostro» di Ernst Krenek nelle dissonanze la preghiera più vera

Andrea Milanesi domenica 16 maggio 2010
La musica di Ernst Krenek non è per nulla facile; è meglio sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco. Richiede impegno, concentrazione, anche pazienza: la volontà di un ascolto dedicato che sia disposto a entrare nel merito di questioni che esulano da semplici aspetti di carattere artistico.
Compositore e direttore d'orchestra, Krenek nacque a Vienna nel 1900 e seppe imporsi con autorità nel panorama culturale mitteleuropeo, al punto che, alla morte di Gustav Mahler, la moglie Alma chiese a lui di completare la Decima sinfonia del maestro scomparso. La sua vita privata e professionale fu però profondamente marchiata a fuoco dalle drammatiche vicende relative all'Anschluss che decretò l'annessione dell'Austria alla Germania, in seguito al quale la sua opera venne messa al bando dal partito nazista e bollata come esempio di «arte degenerata»; nel 1938 egli si trasferì definitivamente negli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza e dove morì nel 1991.
L'allontanamento forzato dalla madre-patria e la condizione di esule generarono in lui una ferita rimasta aperta lungo tutto l'arco della sua esistenza e si riversarono in modo indelebile nello spirito delle sue creazioni, come emerge dal disco dedicato ai suoi lavori corali realizzato dal RIAS Kammerchor sotto la direzione di Hans-Christoph Rademann. È proprio questo il quadro di riferimento generale espresso in modo paradigmatico dalle Five Prayers op. 97, scritte nel 1944 al culmine del secondo conflitto mondiale (cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale). Cinque preghiere, appunto, i cui testi sono ricavati dalle riflessioni sul Padre nostro racchiuse nei versi del poeta seicentesco inglese John Donne, rivestiti di intricate ed elaborate armonie riconducibili alla più complessa tecnica dodecafonica che mettono in grande risalto lo strepitoso stato di grazia della formazione vocale tedesca, ma che portano soprattutto alla luce la condizione drammatica e la domanda di salvezza rivolta al Signore attraverso la musica dallo stesso Krenek, che proprio in quei terribili anni annotava nei suoi Diari americani: «Sto attraversando una depressione terribilmente oscura; ogni cosa mi sta crollando addosso. Angoscia mortale. Cosa posso fare? Aiutami, o Dio...».