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Il «Creator Spiritus» di Paul Hillier, toccante ricerca dell'animo umano

Andrea Milanesi domenica 22 luglio 2012
Nel suo lungo cammino di interprete, Paul Hillier fa spesso ritorno alla musica di Arvo Pärt, come se avesse bisogno di un continuo e rassicurante raffronto con una matrice artistica fortemente ancorata a un percorso di profonda ricerca spirituale. Nel nuovo disco intitolato Creator Spiritus (Super Audio Cd pubblicato da Harmonia Mundi e distribuito da Ducale), il direttore britannico ha però optato per una prospettiva diversa, maggiormente orientata verso la produzione cameristica, andando a scegliere dieci lavori per piccoli ensemble corali e strumentali in cui si disvela in filigrana il nucleo germinale dell'impronta creativa del compositore estone (classe 1935).Ne sono protagonisti il quartetto d'archi NYYD, il coro da camera Ars Nova Copenaghen e il quintetto vocale Theatre of Voices (in cui Hillier ricopre anche il ruolo di baritono) che, attraverso un continuo gioco di cambi d'organico, si addentrano tra le atmosfere di toccante solennità dell'inno Veni Creator (2006), d'ipnotica quiete di Most Holy Mother of God (2003) o di festante celebrazione di Peace Upon You, Jerusalem (2002). Chiude l'album un'intensa e toccante lettura dello Stabat Mater (1985) per quartetto d'archi e voci, dove emerge in tutto il suo valore la cura minuziosa di un lavoro esecutivo svolto sul testo verbale come sul suono, sull'impianto armonico come sulle pause e, in modo particolare, sul silenzio, che non è mai assenza di musica ma pienezza di significato, di quel senso di assoluto che l'opera di Pärt richiama in continuazione; di un'arte che sembra procedere "per via di togliere", per dirla con il sommo Michelangelo, e che si prefigge lo scopo di raggiungere l'immensità degli spazi dell'animo umano utilizzando pochissimi elementi, sempre nel rispetto più totale nei confronti della parola, il più delle volte sacra. Lo sa bene Hillier, che nelle note di copertina del cd afferma che «quando Pärt avvicina tra loro parole e musica dà l'impressione di addentrarsi negli abissi dei testi scelti e di ritornare in superficie con una consapevolezza completamente nuova...»: attraverso la purezza e la semplicità di un linguaggio in cui forma e contenuto arrivano a coincidere, come se fossero state le stesse parole ad aver composto la musica.