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Il volo a colori del colibrì. C’è poesia nel cielo di Spencer

Giuseppe Matarazzo mercoledì 30 agosto 2023

«Tu sei un colibrì, perché come il colibrì metti la tua energia nel restare fermo». Una immagine scritta che definisce la personalità di Marco, il protagonista del romanzo di Sandro Veronesi, premio Strega 2020, Il colibri (La Nave di Teseo), appunto. Una storia di famiglia e soprattutto di un amore (platonico) fra Marco e Luisa, che dall’adolescenza attraversa tutta la loro vita, fra le parole di un rapporto epistolare a distanza e saltuari e casti incontri. In volo per restare fermi. Un volo straordinario, quello del colibrì, che il fotografo australiano Christian Spencer ha colto, per primo e come nessun altro, nella sua più intima magia. È lo stupefacente arcobaleno di colori dipinto dai raggi del sole che attraversano le piume di un colibrì nero. Estasi pura. Frammenti di luce, istanti di meraviglia quasi impercettibili ai nostri occhi che Spencer ha fissato con la sua macchina fotografica per regalarli a chi vuole guardare il mondo con occhi nuovi e volare veramente (anche da fermi). Il volo che si fa poesia, pittura, danza. È la "Danza del tempo" (The Dance of Time, per citare un fortunato documentario di Spencer, vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali) nella poesia del cielo che il fotografo rappresenta e cerca nel suo lavoro a contatto con la Natura, quel Creato tutto da custodire e difendere, fatto di micro e macrocosmi che si intrecciano e suonano invisibilmente la stessa musica.

Per inseguire il suo sogno a scatti, Spencer è volato, non come il colibrì, ma come i grandi uccelli migratori, dall’Australia fino al cuore dell’Amazzonia, e lì vive e lavora ormai da quasi vent’anni per cogliere - fra le verdi, sterminate foreste e gli immensi cieli rossi - tutti i segreti della natura e degli animali, in particolare degli uccelli. Colibrì, ma anche il pappagallo ara blu e giallo del Brasile, uno degli uccelli più belli del mondo, i parrocchetti o gli emù australiani, quelli delle sue origini e dei ritorni a casa. Immagini stupende, senza manipolazioni digitali, raccolte nel suo ultimo libro Birds. Poetry in the Sky (teNeues Publishing Uk, testi in inglese e tedesco, pagine 224, euro 49, reperibile in Italia nelle principali piattaforme di e-commerce e nelle librerie online), un capolavoro di fotografia, poesia e divulgazione scientifica insieme.

L'arcobaleno fra le ali di un colibrì nero. Una delle immagini del fotografo australiano Christian Spencer in "Birds. Poetry in the Sky" (teNeues Publishing Uk) - © Christian Spencer

Christian Spencer, nato a Melbourne, nel 1977, sin da ragazzino si è appassionato alla natura e alle culture indigene. Ha iniziato a dipingere e fotografare professionalmente nel 1996 ad Adelaide. Nel 1998 si è trasferito in una fattoria isolata nel cuore dei Flinders Ranges per lavorare e coltivare la sua arte. Dal 2001 trascorre lunghi periodi in Brasile. Per i suoi scatti ha vinto 19 premi internazionali, fra cui nel 2014 e 2015 la migliore foto assoluta all’Ecological Society of Australia nella sezione “Animal Habitat”, nel 2020 il Tokyo Photo Awards, nel 2021 l’Australian Geographic Nature Photographer of the Year oltre a essere “Highly Commended” al prestigioso Wildlife Photographer of the Year 2021. «La macchina fotografica è il mio pennello», dice Spencer, per dipingere il mondo degli uccelli, che si svela davanti al suo obiettivo nella sua elegante e colorata maestosità. Fra i riflessi dell’acqua, i fiori e le cime degli alberi, il cielo. «La vera maestosità di un uccello – scrive il fotografo – può essere vista interamente solo quando viene catturata in volo. Questo presenta sfide tecniche e artistiche per il fotografo. Che si tratti del colibrì che vola a 50 chilometri all’ora e sessanta battiti delle ali al secondo o di un’aquila cuneata che plana sui laghi salati dell’interno dell’Australia, se catturati correttamente con la macchina fotografica, regalano un’immagine poetica come nessun altro animale riesce a restituire. Le fotografie di grandi stormi possono assomigliare a dipinti impressionistici pieni di profondità e movimento. I colibrì congelati in volo insieme ai fiori bagnati dalla rugiada a volte sembrano sculture in 3D. Molti uccelli danno l’impressione di nuotare attraverso un liquido invisibile o di eseguire un balletto sincronizzato scritto attraverso gli echi del tempo». Una maestosità da cogliere e catturare, dunque. Con la macchina fotografica e gli occhi dell’anima.

Anche Il colibrì di Veronesi ha pagine dedicate alla fotografia. Marco dopo la morte della madre sistema il suo archivio fotografico: «Migliaia di foto, bellissime in verità, mi imbarazzavano e a volte mi ferivano». Un mondo «attorno a lei» dove non c’era quasi mai il babbo. E se ne disfa, regalandole a una fondazione. Solo più avanti ne capirà il vero valore («ciò che mia madre aveva lasciato dietro di sé») e fra i tormenti di un tavolo da gioco riconquisterà quel patrimonio che era la sua vita. E con le immagini la dignità. Il senso del suo andare. Un raggio di luce aveva colorato di arcobaleno anche le sue ali. Mentre il colibrì nero di Spencer continua a danzare nel cielo con il sole disegnando arcobaleni dalle forme più varie: a volte diventa un angelo, altre un ventaglio, altre ancora una ballerina. Così, volando, anche restando fermi, possiamo scoprire meraviglie che mai avremmo immaginato di vedere o incontrare. E il mondo non sarà più come prima, ci apparirà diverso, più bello e prezioso. Le foto di Spencer ci invitano ad andare oltre la superficie del primo sguardo. A cambiare prospettiva, a guardare al di là dei nostri limiti visivi. In quel cielo dove abita la poesia.

Una foto e 884 parole.