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IL VOCABOLARIO NON BASTA

Eraldo Affinati domenica 11 marzo 2018
Cos'ha nella testa un quindicenne? Spesso quasi soltanto il motorino: ma in quell'Honda Sh nero metallizzato, sbilenco sul cavalletto, col rischio che cada da un momento all'altro, il vecchio casco ricoperto di adesivi sporchi agganciato alla sella (quante volte gli ho detto che deve cambiarlo?), c'è dentro molto altro: il sogno della vita diversa da quella prefigurata dai suoi genitori, il marasma in cui si dibatte, la voglia di sfondare, la paura di perdere, la tensione prima del confronto, amore, rabbia, scelte radicali compiute all'improvviso pronte a cambiare il giorno dopo in un battibaleno. Chi vince e chi perde a questo gioco? La prima cosa da capire è che lui, Ottavio, Romoletto o come diavolo vogliamo chiamarlo, non sta correndo da solo in mezzo alla folla. Se apre il gas e schizza via nel traffico impazzito delle metropoli italiane, nel momento in cui si mette a rischio, perfino quando decide di fare il bravo ragazzo, chiama in causa anche noi. Vorrebbe convocarci a un incontro a tu per tu: ma se ci andassimo, farebbe scena muta. È come se attraverso la sua foga ci chiedesse qualcosa che non sa esprimere, una parola nuova: non quelle che gli stiamo dando. Però dobbiamo ammetterlo. Almeno su una cosa ha ragione lui. Per rinnovare il linguaggio non basta cercare sul vocabolario.