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Il vino ci uccide. No, ci salva Duello alcolico tra illustri clinici

Umberto Folena martedì 24 gennaio 2023
Siamo cadaveri che camminano, la clessidra dei nostri giorni residui sta esaurendo gli ultimi granelli di sabbia, addio. La nostra colpa? Mezzo bicchiere di vino a cena; un birrino con la pizza; lo spritz (senza patatine unticce). La pagina che la “Stampa” (22/1) affida alla professoressa Antonella Viola deve aver imbarazzo anche i titolisti. Il titolo interno recita: «Vi spiego perché un aperitivo accorcia la vita», il richiamo in prima è meno drastico: «Vi spiego perché un aperitivo rischia di accorciarci la vita». Quello che in prima è un rischio, a pagina 21 si trasforma in certezza. Viola muove dalla proposta irlandese di apporre etichette sulle bottiglie di birra per avvisare i consumatori della loro pericolosità. La professoressa non usa mezzi termini. Scrive ad esempio, senza condizionali: «L’alcol, qualunque tipo di alcol, anche quello contenuto nella birra o nel vino dell’aperitivo, è un cancerogeno». Punto. Premette che «questa è la posizione ufficiale della comunità scientifica che si occupa di nutrizione umana, di oncologia, di tossicologia, di patologia». Ancora: un solo bicchiere al giorno basta a far restringere il cervello. Per una curiosa coincidenza, lo stesso giorno sulla “Verità” (22/1) l’oncologo Mariano Bizzarri, intervistato da Patrizia Floder Reitter, afferma l’esatto contrario: «Studio il cancro da anni: il vino lo combatte» è il titolo in prima pagina. Cita altri studi e le sue affermazioni sembrano improntate al buon senso. Dipende da qualità e quantità. Aggiunge un paradosso: «Il basilico contiene sostanze cancerogene, ma nessuno ne mangia un chilogrammo al giorno». Intanto – è domenica – la paginona di Viola deve sollevare un discreto polverone in redazione. Così il giorno dopo la “Stampa” (23/1) pubblica ben due pagine di segno opposto: una dei grandi produttori di vino piemontesi, l’altra di Giorgio Calabrese («scrivo da medico-nutrizionista clinico»), che alla «ristretta quantità» di studi citati da Viola come posizione ufficiale della comunità scientifica ne contrappone 236.068 – con precisione sabauda – che proclamano la bontà del vino, «alimento liquido». La vera questione è l’«educazione alimentare». Intanto sulla “Verità” (23/1) Alessandro Rico denuncia la «mostrificazione dell’infermo». Scommettiamo che non è finita qua? © riproduzione riservata