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Il valore dell'acqua e le inefficienze dell'irrigazione

Andrea Zaghi domenica 20 luglio 2014
L'acqua per i campi e per il territorio vale miliardi di euro. È fra le risorse più preziose per la produzione di quel made in Italy agroalimentare che tutto il mondo ci invidia (e ci copia). Eppure, spesso, è una risorsa trascurata. Tanto da creare disastri che ci costano cari in termini di vite umane e devastazione dell'ambiente. E non è sempre questione di soldi. Perché questi, anche se in misura limitata, ci sono ma spesso non vengono spesi per inefficienze oppure perché a un certo punto vengono destinati ad altro.A fornire un'istantanea dello stato dell'acqua in Italia, ci ha pensato l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi) in due giorni di dibattito, prospettive, progetti e numeri. È da questi ultimi che si capisce molto della situazione in cui siamo. Per far capire l'importanza del buon uso dell'acqua, l'Anbi parte da un ragionamento economico. L'irrigazione è un elemento fondante «di un'agricoltura determinante per la crescita economica del Paese secondo un nuovo modello di sviluppo, che ha il territorio al proprio centro», ha spiegato il presidente Massimo Gargano. Qualche dato: l'agroalimentare ha segnato, nel 2013 un +4,1% arrivando a un giro d'affari di oltre 33 miliardi di euro; nei primi mesi del 2014, l'export delle piccole medie imprese è anch'esso complessivamente cresciuto del 4,1%, ma l'agroalimentare è arrivato al + 5,6% con positive ricadute occupazionali. Per far funzionare il meccanismo, proprio l'acqua è determinante. E per far funzionare bene l'acqua servono competenze e soldi. Anbi, in effetti, indica che la Legge di Stabilità 2014 non destina nuove risorse al Piano Irriguo Nazionale (il contenitore entro il quale sono tutti gli interventi necessari), che comunque a oggi è dotato di circa 80 milioni annui da qui al 2015. Ciò che deve far pensare, tuttavia, è che, fa sempre notare Anbi, la Legge Finanziaria 2010 prevedeva che le risorse, assegnate per risanamento ambientale, dovessero essere pari a mille milioni di euro da usare per piani straordinari per la sicurezza del territorio e per «rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico». Traguardo nel quale proprio l'acqua aveva e ha un ruolo determinante. Ma, fra inefficienze e dirottamenti di fondi, «al 31 gennaio 2014, risultava speso solo il 4% di tali stanziamenti». Sempre per la messa in sicurezza, la Legge di stabilità di quest'anno mette poi a disposizione altri fondi.A questo punto che fare? Stabilito che un po' di risorse finanziarie ci sono, l'Anbi – abolite le Province e le Comunità Montane –, rilancia il ruolo dei Consorzi di bonifica che possono ancora più di prima diventare i punti di riferimento organizzativo per tutto ciò che ha a che fare con l'acqua, l'agricoltura e l'ambiente. Meno poltrone ma più efficacia d'azione per governare meglio l'acqua.