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Il Socrate di Taylor: l'attualità inesauribile della sua dialettica

Alfonso Berardinelli venerdì 23 ottobre 2015
La ristampa presso Castelvecchi del Socrate di Alfred E. Taylor, il grande studioso inglese di filosofia greca, è un'occasione da non perdere per chiunque voglia leggere un saggio esauriente, benchè mirabilmente sintetico (neppure cento pagine) sulla vita, la morte, il pensiero del supremo maestro ateniese, a cui toccò la fortuna di avere come allievo uno scrittore e filosofo degno in tutto di lui: è infatti grazie a Platone, più che a ogni altro, che Socrate è divenuto la persona prima della cultura filosofica occidentale, l'esempio più affascinante, complesso e drammatico di «vita filosofica». La condanna a morte come «nemico pubblico» che gli fu decretata dai politici democratici ateniesi ha reso la sua vicenda una fonte inesauribile di riflessioni sul rapporto fra cultura e politica. Dopo più di due millenni, nessun filosofo è più attuale di Socrate: mistico ispirato, razionalista che evita sistemi metafisici e cosmologici, moralista che non detta norme, inarrivabile dialettico, ironico e metodico demolitore di ogni falso sapere, maestro eroico e umoristico che rifiuta il professionismo pedagogico praticato dai Sofisti e non vuole discepoli a pagamento. Ciò che colpisce in Socrate è anzitutto la sua mobilità intellettuale e teatrale. La metafisica di Platone e la fisica di Aristotele sono costruzioni invecchiate. La dialogica di Socrate è ancora viva.Discutendo in dettaglio le fonti, da Aristofane a Platone a Senofonte a Diogene Laerzio, nel suo saggio Taylor conduce per mano il lettore nell'individuazione di ciò che sappiamo e di ciò che non sappiamo di Socrate. Solo in età avanzata arrivò a precisare la sua vocazione e il suo metodo. Mise da parte le scienze della natura, che conosceva ma alle quali si dichiarò inadatto, per diventare «il fondatore della filosofia morale». Curare e migliorare la propria anima, la propria mente con l'amore di verità e di giustizia ebbe per lui un'importanza suprema. Se si compie il male invece che il bene, è perchè prima si è compiuto un errore conoscitivo, scambiando il male per bene. Combattere il falso sapere porta perciò all'identificazione di etica e logica. E il dialogo non è che un'attento esame di come i nostri discorsi e ragionamenti possono portare alla verità o all'errore.