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Il ruolo necessario di chi è stato famoso

Goffredo Fofi venerdì 13 maggio 2022
Ci sono anche dei "dimenticati" che è bene dimenticare, che è bene aver dimenticato. Per tanti personaggi un tempo famosi e che si aggirano per studi televisivi e redazioni di giornali mendicando un po' d'attenzione (e di lavoro) i nord-americani si sono inventati una definizione crudele, li chiamano gli "has been". Una traduzione efferata potrebbe essere, pensando a Manzoni, "Ei fu". Ma gli "has been" non sono morti, è solo passato il tempo della loro notorietà, basata su un successo non di sostanza ma piuttosto sull'incontro tra la loro figura e lo "spirito del tempo"; sopravvivono alla loro fama, ostinandosi a voler tornare a galla, a godere ancora di un qualche plauso mediatico. Si potrebbero fare pure qui da noi i nomi di certi "divi mediatici", di politici, notissimi appena ieri e che oggi sono trascurati o dimenticati, ma sarebbe un esercizio ingeneroso, anche perché molte volte alla base del loro successo c'erano buone ragioni. Vengono in mente nomi di giornalisti o scrittori o polemisti che partirono assai bene, per esempio con giovanili opere di valore letterario o di coraggio civile, finendo rapidamente sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi tv. Oggi non si è sempre in grado di dire quanto essi abbiano contribuito coscientemente all'ingranaggio mediatico che ha finito per sminuire la loro qualità e la loro immagine. Va anche fatta una differenza tra chi giostrava (e giostra) con la letteratura e chi, usandone i modi, giostrava (e giostra) con la storia e con la società, con le tragedie del tempo, e ha raccontato ieri spesso e bene la fatica e il sacrificio di chi si è opposto ai poteri più cupi, per esempio alcuni grandi giudici, alcuni preti, operatori e gruppi di intervento diretto nella realtà. Si trattò di denunce coraggiose, di rischi reali e forse alcuni di loro furono anche protetti dall'insistenza a collocarsi, gridandolo, dalla parte del bene (un bene reale e istituzionale non privo di qualche ambiguità) contro il male più evidente. C'è chi continua a farlo, a denunciare (ma più i delitti di ieri che quelli di oggi) cercando di tener viva la loro immagine di ieri, piuttosto che scavare a fondo e nell'oggi, additando quelle forze del male che si presentano (e lo sono!) come colonne della società, e mettendosi sempre, loro, dalla parte del giusto. Anche se il Giusto è oggi più incerto e più debole che mai, e compito dei denunciatori dovrebbe essere scavare nelle contraddizioni, mettendosi in gioco non da buoni ma - coscienti o meno, volontariamente o meno - da persone (col senso di responsabilità che dovrebbe appartenere a chi esercita un mestiere da intellettuale) che accettano sin troppo l'"ordine delle cose", un sistema che favorisce spesso l'azione del male, il più vistoso come il più nascosto.