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Il ritorno delle parti sociali

Francesco Delzio sabato 13 luglio 2019
Sembrano uscite dal limbo, finalmente, dopo lunghi anni di crisi (più apparente che reale) determinata dalla strategia di disintermediazione attuata dalla politica e dalla polverizzazione del tessuto economico e sociale del nostro Paese. Le associazioni datoriali e i sindacati hanno ritrovato voce e visibilità, ma soprattutto tavoli istituzionali e politici attorno ai quali sedersi, come dimostra l'incontro organizzato lunedì al Viminale dal vice premier Salvini. E in questo "new deal" possono coltivare la speranza di incidere sulla Legge di Bilancio in cantiere, piuttosto che di diventare protagonisti di un nuovo "Patto della Produzione".
È sicuramente una buona notizia per l'Italia di oggi, che ha bisogno di aumentare i luoghi di confronto e di condivisione rispetto alla pratica quotidiana della "guerriglia", non solo in ambito politico. Ma credo anche che - per essere più credibili e coerenti con la loro missione - le parti sociali siano chiamate in questa congerie storica a mettere in campo un plus di coraggio e di responsabilità. Non possono limitarsi a presentare la consueta "lista della spesa di fine anno", che peraltro rischia d'essere irricevibile nelle attuali condizioni di finanza pubblica, ma debbono definire obiettivi concreti da raggiungere direttamente. Mediante intese tra imprese e sindacati, senza l'intervento del governo.
Esistono, ad esempio, due terreni innovativi sui quali le parti sociali potrebbero creare "sviluppo" – non solo economico e sociale, ma anche culturale – attraverso semplici intese tra imprese e sindacati. Il primo: la battaglia (finora persa) contro la centralità della raccomandazione come strumento per l'ingresso nel mondo del lavoro. Come combatterla insieme? Sarebbe preziosa, come suggerito dal presidente di Assonime Enzo Cipolletta, una grande «operazione trasparenza» per rendere pubbliche, conoscibili da parte di chiunque e quindi contendibili le posizioni scoperte e i profili ricercati dalle aziende stesse.
Altro terreno d'azione comune, a mio avviso, potrebbe essere la questione demografica. Terreno vitale per il futuro del Paese e del nostro sistema economico-sociale, ma caratterizzato dalla tradizionale inazione dei Governi (a parte qualche timido incentivo, come il bonus bebè, che non sembra aver prodotto alcun risultato) e su cui sarebbe prezioso un ruolo "sostitutivo" svolto dalle parti sociali.
Esiste la possibilità, nell'ambito della contrattazione tra le parti, di potenziare fortemente servizi e supporti economici a beneficio delle neo madri-lavoratrici. In questo modo le organizzazioni datoriali e sindacati diventerebbero protagoniste di un "Patto per la natalità". Sarebbe un'iniziativa-simbolo della volontà da parte delle forze produttive del Paese di difendere gli interessi di tutti gli italiani. Presenti e futuri.
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